Dō (armatura)

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Corazza giapponese tipo dō-maru (Periodo Muromachi) - Metropolitan Museum
Zona protettabusto
Materialecuoio, metallo (fond. ferro) laccato e stoffa (fond. seta)
OrigineGiappone (bandiera) Giappone
Impiego
Utilizzatorisamurai
ashigaru
Produzione
Entrata in usoXII secolo
Cessazione dell'usoXIX secolo
Variantidō-maru
haramaki-dō
ō-yoroi
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La (?)è la corazza tipica dell'armatura giapponese.
Composta da un insieme di cuoio, metallo laccato e stoffa (fond. seta) in quantità variabili, si divide in due tipologie fondamentali:

  • corazze classiche, sviluppate nel medioevo nipponico vero e proprio e costituite da lamine kozane: corazze leggere per i fantaccini (dō-maru e haramaki-dō) e corazza pesante ō-yoroi per i cavalieri;
  • corazze moderne, sviluppate dagli armorari nipponici dopo il contatto con gli europei (fond. portoghesi) e costituite da piastre di ferro (ita-mono[1]) variamente assemblate.

I giapponesi cominciarono a produrre armature da modelli cinesi/coreani nel I secolo[2]. Nel IV secolo, la produzione di elementi aggiuntivi alla panoplia (fond. elmi) diede alle armature nipponiche una propria peculiarità stilistica. Le armature di questa fase "primitiva" (anche detta "pre-samurai"), costituite da semplici pezzi di ferro collegati tra loro da strisce di cuoio, furono la tankō (armatura a lastra), indossata dai fantaccini, e la keikō dei cavalieri.

Durante il Periodo Heian (794-1185) venne codificato il modello della corazza pettorale () composta da lamelle, di piccole dimensioni (hon-kozane), o lamine, di grandi dimensioni (hon-iyozane), in metallo/cuoio, interconnesse tra loro da rivetti, lacci o cotta di maglia, ricoperte di lacca per garantire maggior resistenza alle intemperie[3].

Nel corso del XVI secolo ("Periodo del commercio Nanban"), gli scambi commerciali tra giapponesi ed occidentali (fond. portoghesi) misero a disposizione degli armorari nipponici corazze europee ed elmetti di tipo morione che vennero integrati nelle panoplie dei più ricchi samurai per permettere ai guerrieri di opporsi alla diffusione nel Sol Levante dell'archibugio, introdotto dai portoghesi nel 1543 e subito adottato dai daymio per i loro eserciti con il nome di tanegashima-teppō (lett. "bastone di fuoco di Tanegashima")[4]. Queste nuove armature "ibride" presero appunto il nome di tameshi-gusoku, lett. "[armatura] testata contro le pallottole".
Parallelamente, i continui scontri tra i daymio del Periodo Sengoku videro aumentare la domanda di armi ed armature al punto da promuovere la produzione di corazze di bassa qualità[5], soprattutto per armare la milizia degli ashigaru. Questo contestò originò anche una nuova tipologia d'armatura, la tatami gusoku, la cui componente centrale era il tatami dō[6].

  • Corazze classiche
    • Dō-maru - corazza leggera con allacciamento sul lato del corpo;
    • Haramaki-dō - corazza leggera con allacciamento sulla schiena;
    • Ō-yoroi - corazza pesante con allacciamento sul lato del corpo tramite un pezzo a sé (waidate).

Le corazze leggere erano utilizzate principalmente dai samurai meno abbienti o dai guerrieri più ricchi e potenti che, dovendo combattere appiedati, preferivano una corazza di non eccessivo ingombro. La corazza ō-yoroi era utilizzata dai ricchi cavalieri.

  • Corazze moderne

...

Nella tradizione oplologica nipponica, la corazza, in quanto elemento fondamentale della panoplia, definisce la tipologia di armatura. Un'armatura con una corazza tipo hotoke dō sarà dunque chiamata hotoke dō gusoku, mentre un'armatura con corazza tipo karuta tatami dō sarà chiamata karuta tatami dō gusoku.

La corazza samurai "classica", in uso prima dell'introduzione delle armi da fuoco, era di tipo lamellare: kozane è appunto il nome della lamella.

Kiritsuke kozane dō

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Corazza di tipo laminare, lett. "Corazza finto-lamellare".

Corazza moderna, composta da piastre di metallo (ita-mono), entrata in uso dopo la diffusione delle armi da fuoco occidentali.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Russell-Robinson H (2002), Oriental Armour, Courier Dover Publications, p. 190.
  2. ^ Farris, WW (1988), Sacred texts and buried treasures: issues in the historical archaeology of ancient Japan, University of Hawaii Press, p.75.
  3. ^ Russell-Robinson, Op.Cit., p. 173.
  4. ^ Lidin, OG (2002), Tanegashima: the arrival of Europe in Japan, Nordic Institute of Asian Studies, NIAS Press.
  5. ^ The Watanabe Art Museum Samurai Armour Collection, v. I, Kabuto & Mengu - Trevor Absolon, p.130.
  6. ^ Sinclaire, C (2004), Samurai: The Weapons and Spirit of the Japanese Warrior, Globe Pequot, p. 29
  • Boeheim, W (1890), Handbuch der Waffenkunde. Das Waffenwesen in seiner historischen Entwicklung vom Beginn des Mittelalters bis zum Ende des 18 Jahrhunders, Leipzig.
  • Bryant, AJ [e] McBride A (1989), The samurai: warriors of medieval Japan, 940-1600, Osprey Publishing.
  • Ratti, O [e] Westbrook, A (1977), I segreti dei samurai: le antiche arti marziali, Edizioni Mediterranee.
  • Sinclaire, C (2004), Samurai: The Weapons and Spirit of the Japanese Warrior, Globe Pequot.

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