Dina Galli
Clotilde Anna Maria Galli, detta Dina (Milano, 6 dicembre 1877 – Roma, 4 marzo 1951), è stata un'attrice italiana di teatro e cinema attiva fra gli anni dieci e gli anni quaranta.[1]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlia di Giuseppe Galli, impresario teatrale, e di Armellina Nesti[2], Dina conosce subito la vita del teatro seguendo la madre, una caratterista che recita in compagnie minori dove anche alla bambina vengono affidati piccoli ruoli. Ma nel 1890 la scrittura di Edoardo Ferravilla, il grande attore dialettale milanese, cambia le sorti della giovanissima attrice: sostenuta e incoraggiata, passa infatti dalle iniziali comparsate a ruoli sempre più importanti, che già ne rivelano l'istintiva e trascinante vena comica.[3]
Dotata di un fisico minuto e asciutto e di un viso particolare, con grandi occhi celesti un po' sporgenti, "la Dina" (come familiarmente verrà chiamata dai colleghi e dal pubblico) conquista subito il favore degli spettatori e dei critici.
La notorietà ottenuta con il repertorio dialettale le procura, nel 1900, l'ingresso come attrice giovane nella compagnia Talli-Gramatica-Calabresi[4], che annovera fra gli attori anche Ruggero Ruggeri agli esordi.
La recitazione della Galli, umorale e popolaresca, sembra urtare in un primo momento con lo stile controllato ed elegante voluto da Virgilio Talli; ma presto giunge all'attrice milanese l'occasione per mettersi in luce: Irma Gramatica rifiuta di interpretare “La dame de chez Maxim”, di Georges Feydeau, ritenendo poco decoroso il suo ruolo che viene così assegnato alla Galli.
Il successo della brillante e maliziosa pochade segna definitivamente l'affermazione dell'attrice: le commedie di Feydeau, Veber, Hennequin e degli autori del vaudeville avranno in Dina Galli l'interprete ideale di tante protagoniste, rese frivole e piccanti da una recitazione spontanea ironica e priva di volgarità che riesce ad accattivarsi le simpatie di tutti.[5]
Dopo aver formato una compagnia, nel 1907, con Giuseppe Sichel e Amerigo Guasti, passa di successo in successo accanto ad altri celebri attori (Stanislao Ciarli, Ignazio Bracci, Antonio Gandusio, Paola Pezzaglia, Antonio Greco, Nino Besozzi, Enrico Viarisio)[6], specializzandosi nel repertorio leggero e venato di sentimento che le è congeniale. Nel periodo della prima guerra mondiale porta al trionfo due opere di Dario Niccodemi: "La maestrina", dove interpreta con delicato patetismo il dramma di una giovane madre, e "Scampolo", che la vede nel personaggio di una misera ragazzina di strada dalla poetica freschezza.
Erede della tradizione dell'arte, anima le commedie sentimentali e brillanti di Arnaldo Fraccaroli, Giovacchino Forzano, Giovanni Cenzato e Giuseppe Adami, la cui "Felicita Colombo" (1935) segna il ritorno dell'attrice al vernacolo milanese e alla caratterizzazione.
Dopo un periodo dedicato all'attività cinematografica — dove si cimenta per lo più negli stessi ruoli portati al successo in teatro — la Galli torna a calcare le scene nel secondo dopoguerra, apparendo in riviste (“Col cappello sulle ventitré”, nel 1945, e “Quo vadis?” nel 1950) e commedie in cui dà vita a personaggi di delicata comicità, come in "Arsenico e vecchi merletti" di George Kaufman e Moss Hart accanto a Rina Morelli.
È ricordata inoltre per aver recitato con attori di vaglia, fra cui Nino Besozzi e Lucio Ridenti. Nella sua compagnia teatrale, che aveva fondato con Amerigo Guasti suo compagno in vita, lavora insieme a Nunzio Filogamo, Marcella Rovena, Antonio Gandusio ed Evi Maltagliati.
Come attrice cinematografica interpreta diversi film, il più conosciuto dei quali è Felicita Colombo, del 1937, tratto da un soggetto di Giuseppe Adami, dove è diretta da Mario Mattoli. A questo film fa seguito l'anno successivo Nonna Felicita, sempre con la regia di Mattoli e sempre su soggetto di Adami. Con lo stesso regista recita poi nel 1942, in piena seconda guerra mondiale, in Stasera niente di nuovo.
La sua ultima interpretazione avviene ne I cadetti di Guascogna, film del 1950 nel quale non è però accreditata al pari di un giovane Arnoldo Foà.
Compare anche nel documentario C'era una volta Angelo Musco, scritto e diretto da Giorgio Walter Chili, distribuito nel 1953.
Dina Galli muore in un albergo romano, dove alloggiava da circa un anno, il 4 marzo 1951: la sua scomparsa coincide in parte con la fine di un teatro leggero e disimpegnato, fondato sui meccanismi della 'pièce bien-faite', di cui la «stralunata comicità» dell'attrice (tale la definizione del critico Simoni) è stata una delle espressioni più alte.
Sulla sua tomba, nel Cimitero Monumentale di Milano, è posta una statua a lei dedicata, dello scultore Angelo Biancini, raffigurante una donna con una mano sul volto e nell'altra una maschera.[7]
Dall'unione di Dina Galli con Arturo Schweiger era nata a Milano, il 30 maggio 1903, la figlia Rosanna che sposerà il 30 giugno 1924 Adalberto Gulienetti[8]: la conduttrice televisiva Barbara Gulienetti è loro nipote.[9]
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]Dina Galli è la prima attrice a volare su un aeroplano in Italia, nel luglio 1910, preceduta solo dall'attrice Lyda Borelli, in America. A parlare del suo volo su un biplano è un articolo scritto sulla Gazzetta di Venezia e riportato sul Giornale delle donne del 19 luglio 1910, nel quale viene riportata un’intervista a lei fatta sulle sue sensazioni del volo, al quale ella risponde: "fino a che si resta in terra si pensa al volo come a una cosa piena di sensazioni incredibili. Densa di impressioni da riferire quando si è ritornato giù. Quando si è tornati giù non si ha nessuna impressione da riferire, e si ha invece, una voglia matta di tornare in alto." L'attrice vola a Padova portata in volo dal tenente Savoia.
Il 21 marzo 1921 la Galli e Amerigo Guasti sono fra i sopravvissuti della Strage del Diana a Milano, attentato dinamitardo anarchico che uccise 21 spettatori durante una rappresentazione de La Mazurka bleu di Franz Lehár. I due attori erano fra il pubblico che assisteva all'operetta.[10]
Nel 1977, in occasione del centenario della nascita, le Poste Italiane le dedicano un francobollo da 170 lire, disegnato da Emidio Vangelli.[11]
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- Premio Maschera d'argento (1950)
Filmografia
[modifica | modifica wikitesto]- Veli di giovinezza (1914)
- La monella (1914)
- L'ammiraglia, regia di Nino Oxilia (1914)
- Le nozze di Vittoria, regia di Ugo Falena (1917)
- Ninì Falpalà, regia di Amleto Palermi (1933)
- Felicita Colombo, regia di Mario Mattoli (1937)
- Nonna Felicita, regia di Mario Mattoli (1938)
- Frenesia, regia di Mario Bonnard (1939)
- Il sogno di tutti, regia di Oreste Biancoli, László Kish (1940)
- La zia smemorata, regia di Ladislao Vajda (1940)
- Stasera niente di nuovo, regia di Mario Mattoli (1942)
- Il birichino di papà, regia di Raffaello Matarazzo (1943)
- Tre ragazze cercano marito, regia di Duilio Coletti (1944)
- Lo sbaglio di essere vivo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1945)
- Vanità, regia di Giorgio Pàstina (1947)
- Sambo, regia di Paolo William Tamburella (1950)
Prosa radiofonica Rai
[modifica | modifica wikitesto]- Olimpia o gli occhi azzurri dell'imperatore, commedia di Ferenc Molnár, regia di Enzo Ferrieri, trasmessa il 27 giugno 1947
- La colonnella, tre atti di Piero Mazzolotti, con Dina Galli, Gemma Griarotti, Giovanni Cimara, Giorgio Piamonti, Gianna Pacetti, Anna Maestri, regia di Alberto Casella, trasmessa il 27 aprile 1950 nella rete rossa.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ https://parita.regione.emilia-romagna.it/vie-en-rose/schede/rimini-schede/dina-galli
- ^ In molte biografie è riportata l'errata data di nascita del 16 dicembre: l'atto di nascita del Comune di Milano non lascia dubbi circa la correttezza del 6 dicembre (https://www.familysearch.org/search/catalog).
- ^ Dina Clotilde Annamaria Galli | Archivio Storico Ricordi | Collezione Digitale, su www.digitalarchivioricordi.com. URL consultato il 5 dicembre 2023.
- ^ Dina Galli, su MYmovies.it. URL consultato il 5 dicembre 2023.
- ^ Bruno Ferraro, A History of Italian Theatre. Edited by Joseph Farrell and Paolo Puppa. Cambridge: Cambridge University Press, 2006. Pp. 418 + 29 illus. £65/$110 Hb., in Theatre Research International, vol. 33, n. 2, 2008-07, pp. 212–213, DOI:10.1017/s0307883308003799. URL consultato il 5 dicembre 2023.
- ^ Enrico Lancia, Roberto Poppi (2003). Dizionario del cinema italiano, Le Attrici. Italy: Gremese Editore. p. 150. ISBN 888440214X.
- ^ Monumento Dina Galli | Cimitero Monumentale Milano, su monumentale.comune.milano.it. URL consultato il 5 dicembre 2023.
- ^ Corriere d'informazione, 7-8 aprile 1952.
- ^ lastampa.it - "Ecco come una timida vi ridisegna la vita", su www3.lastampa.it. URL consultato il 31 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2012).
- ^ Orrenda nefanda strage al teatro Diana di Milano per lo scoppio di una bomba, in La Stampa, Torino, 24 marzo 1921, p. 1.
- ^ Pagina di un sito filatelico sul francobollo dedicato a Dina Galli.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Augusto De Angelis, Dina Galli ed Amerigo Guasti: vent'anni di vita teatrale italiana (1923)
- Giuseppe Adami, Dina Galli racconta (1936), Treves
- Augusto De Angelis, La vita comica ed eroica di Dina Galli (1938)
- Lucio Ridenti, La vita gaia di Dina Galli (1929), Corbaccio, Milano
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Dina Galli
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dina Galli
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Galli, Clotilde Anna Maria, detta Dina, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Galli, Dina, su sapere.it, De Agostini.
- Emanuela Del Monaco, GALLI, Clotilde Annamaria, detta Dina, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 51, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1998.
- Dina Galli, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
- Dina Galli, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- (EN) Dina Galli, su IMDb, IMDb.com.
- Emanuela Agostini, Dina Galli, su Archivio Multimediale Attori Italiani, 16 marzo 2009. URL consultato l'8 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2018).
- (DE) Scheda su Kinotv.com, su kinotv.com. URL consultato il 22 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 75855414 · ISNI (EN) 0000 0000 6162 9364 · SBN UBOV809967 · BAV 495/73950 · LCCN (EN) no00017314 · GND (DE) 130230139X |
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