Giacinto Dragonetti

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo familiare, vescovo di Nusco e dei Marsi, vedi Giacinto Dragonetti (vescovo).
Giacinto Dragonetti

Giudice della Commissione feudale
Durata mandato11 dicembre 1807 –
1º settembre 1810
MonarcaGiuseppe Bonaparte
Gioacchino Murat
PredecessoreIstituzione della Commissione
SuccessoreAbolizione della Commissione

Dati generali
Partito politicoMurattiani
ProfessioneGiurista

Giacinto Dragonetti (L'Aquila, 28 novembre 1738Napoli, 7 settembre 1818) è stato un giurista e scrittore italiano. [1]

Nato nel 1738 all'Aquila da Gianfilippo, esponente dell'illustre famiglia marchionale abruzzese, studiò al Collegio Nazareno di Roma diventando avvocato fiscalista. Si trasferì quindi a Napoli nel 1760, dove si laureò alla cattedra di Antonio Genovesi, ed entrò negli anni ottanta del XVIII secolo nella magistratura. Nel 1792 ottenne la carica di magistrato della Monarchia di Sicilia, la seconda carica per importanza dopo quella di viceré. Nel 1798 tornò a Napoli, entrando prima fra i 5 consiglieri della Regia Camera della Sommaria, divenendo poi presidente della Gran Corte della Vicaria.

Nel 1799 si schierò con i giacobini, partecipando attivamente alla Rivoluzione Napoletana, al termine della quale, con il prevalere dei Borboni, fu costretto all'esilio in Francia, dove rimase sino al 1803. Tornato nel Regno di Napoli durante il periodo napoleonico, e in particolare con Gioacchino Murat, riebbe incarichi nella magistratura: dal 1806 fu, infatti, governatore di Capua, giudice della Commissione Feudale e presidente della Corte di cassazione[2], nonché componente del Consiglio di Stato[3].

A parte alcuni scritti legati in buona parte alla sua attività di giurista[4], il marchese Dragonetti è ricordato per due opere che, nei rispettivi campi, ebbero una vasta risonanza. La prima di queste, Delle virtù e dei premi, per quanto non ne sia del tutto certa l'attribuzione, è considerato il secondo trattato in ordine di tempo in materia di morale dopo quello di Cesare Beccaria. Il pamphlet, che infatti uscì anonimo nel 1766, e che fu ristampato l'anno seguente, anche in francese[5], recando come autore il nome di Dragonetti, riscosse fortuna in buona parte d'Europa[6], tanto che, nel 1769, ne uscì una versione persino in russo[7]. Va tuttavia segnalato che Benedetto Croce ha sollevato il dubbio che questo trattato, sul quale espresse nel complesso un giudizio negativo, non fosse in realtà opera del giurista aquilano, bensì del medico pugliese Domenico Cotugno[8]. Questo giudizio crociano è stato recentemente sottoposto ad aspra critica da parte di Raffaele Ajello, che ha messo in luce il carattere profondamente innovativo dell'opera di Dragonetti in rapporto allo sviluppo europeo del pensiero moderno[9].

La seconda opera è Sull'origine dei feudi del 1788 nella quale analizza come il sistema feudale non produca ricchezza in quanto basato unicamente su trasmissione di privilegi e propone modelli per la costituzione di società postfeudali[10].

  1. ^ https://www.treccani.it/enciclopedia/giacinto-dragonetti_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Economia%29/
  2. ^ * Alfonso Dragonetti, Le vite degli illustri Aquilani, L’Aquila, Francesco Perchiazzi Editore, 1847, pp. 112-123. URL consultato il 18 febbraio 2021.. Ma, per una biografia più pragmatica, oltre che più recente, cfr. Luigi Cepparrone, Giacinto Dragonetti, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 41, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1992, pp. 663-666. URL consultato l'11 maggio 2014.
  3. ^ "Giustizia e politica nel mezzogiorno" di Armando De Martino Beccaria DGiappichel. Torino p. 203
  4. ^ Si vedano, tra gli altri, G. Dragonetti, Difesa del Regio Padronato di S. Maria della Valle Porcanete, s.e., Napoli 1765; Idem, Difesa del Real Padronato della Collegiata di Cupertino fondata nel 1088 dal conte Goffredo Normanno e nel 1235 riedificata, e dotata dal serenissimo re Manfredi, s.e., s.i.l. 1772.
  5. ^ G. Dragonetti, Traite des vertus et des recompenses, Gravier, Naples 1767 (poi Paris 1768).
  6. ^ Cfr., oltre al citato lavoro di B. Croce, anche il saggio di Mariusz Affek, Il pensiero giuridico di Cesare Beccaria e di Giacinto Dragonetti nella Polonia del Settecento, in «Studi storici», XXXII (1991), n. 1, pp. 111-136.
  7. ^ F. Venturi, L'Italia fuori d'Italia, in «Storia d'Italia Einaudi», vol. VI (L'Italia e l'Europa), Einaudi, Torino 2005, p. 1089.
  8. ^ B. Croce, op. cit., pp. 235-237.
  9. ^ R. Ajello, Democrazia giuridica moderna. Problemi protagonisti testimoni. Rousseau Beccaria Dragonetti, in "Frontiera d'Europa" a. XV, nn. 1-2, 2009, pp. 283-425; ivi, a pp. 427-464, è pubblicato anche il trattato di Dragonetti Delle virtù e dei premi
  10. ^ Uno scritto di rilievo è costituito dalla dissertazione sulla Origine dei feudi nei Regni di Napoli e Sicilia (1788) che, innestandosi nelle discussioni sul feudalesimo, e in polemica con le giurisdizioni baronali, così com Rousseau eri e proseguite con gli interventi, tra gli altri, di Melchiorre Delfico, proponeva la pubblicazione delle leggi e dei dibattiti sul tema, affinché il popolo potesse esserne correttamente informato. Serie II, Ricciardi, Napoli 1948, pp. 235-237.
  • Bruni, Luigino. On virtues and awards: Giacinto Dragonetti and the tradition of economia civile in enlightenment Italy, History of economic thought, (Dec 2013): 517-536.
  • Ianni Loredana Ginevra. "mi pare un imbroglio che non so come definirlo" lettere della madre (1757-1758) contributo per una biografia di Giacinto Dragonetti, Napoli, 2008, pp26-27
  • Stefano Zamagni, Luigino Bruni, L'economia civile. Un'altra idea di mercato., 2015, pag.34 Giacinto Dragonetti : i premi alle virtù, il Mulino, ISBN 978 88 15 25817 5

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