Vai al contenuto

Ilda Boccassini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Ilda Boccassini a Caltanissetta nel 1994.

Ilda Boccassini (Napoli, 7 dicembre 1949) è un'ex magistrato italiano, è stata procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Milano.

Studia Giurisprudenza all'Università degli Studi di Napoli Federico II e si sposa con un giovane avvocato, Alberto Pironti. Scrive la tesi di laurea e nel 1972 la discute incinta del primo figlio Antonio[1]. Entra in magistratura, con funzioni effettive, nel 1979 prestando servizio dapprima alla Procura della Repubblica di Brescia, e ottenendo poco dopo il trasferimento alla Procura della Repubblica di Milano. Si occupa, quasi subito dopo il suo arrivo a Milano, di criminalità organizzata. Diventa la compagna del collega Alberto Nobili, dalla quale nel 1983 ha la figlia Alice Alberta. La sua prima inchiesta di rilevanza nazionale viene denominata Duomo Connection e ha come oggetto l'infiltrazione mafiosa nell'Italia settentrionale.[2]

All'inizio degli anni novanta entra in rotta di collisione con altri colleghi del pool antimafia milanese e ne viene estromessa dall'allora Procuratore Capo Francesco Saverio Borrelli[3], ma porta comunque a termine il processo sulla Duomo Connection. Dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio, nel 1992, chiede di essere trasferita a Caltanissetta dove rimane fino al '94 sulle tracce degli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.[4] Collabora con Ultimo[senza fonte] alla cattura di Riina e scopre, in collaborazione con altri magistrati applicati a quelle indagini, mandanti ed esecutori della strage di Capaci. Dopo una breve parentesi alla Procura di Palermo torna a Milano e, su richiesta del Procuratore Borrelli, si occupa dell'inchiesta denominata Mani pulite subentrando ad Antonio Di Pietro dimessosi dalla magistratura il 6 dicembre del 1994.[5] Collabora, quindi, con i colleghi Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Armando Spataro e Francesco Greco, seguendo in particolare gli sviluppi delle inchieste riguardanti Silvio Berlusconi e Cesare Previti.

Continua ad operare presso la Procura di Milano dove si occupa di indagini sulla criminalità mafiosa e sul terrorismo. Ha diretto a partire dal 2004 le indagini della DIGOS che il 12 febbraio 2007 hanno portato all'arresto di 15 sospetti appartenenti all'ala movimentista delle Nuove Brigate Rosse, denominata anche Seconda Posizione. Secondo l'accusa, la presunta organizzazione terroristica, operante nel Nord Italia, stava preparando attentati contro persone e aziende. Il 28 maggio 2009 il Plenum del Consiglio superiore della magistratura (CSM) l'ha promossa alla funzione di Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano.[6]

In seguito indaga sul caso riguardante l'affidamento di una giovane donna marocchina, definito giornalisticamente caso Ruby, nota negli ambienti della politica e della moda, che avrebbe compiuto alcuni furti.[7] L'inchiesta interessa, tra gli altri, l'allora presidente del Consiglio dei Ministri italiano Silvio Berlusconi che, secondo l'accusa, avrebbe esercitato indebite pressioni sulla questura di Milano per ottenere il suo rilascio e che l'avrebbe pagata in cambio di prestazioni sessuali quando era ancora minorenne.[8] A causa di quest'incarico e di altre attività che hanno impegnato le procure della Repubblica nelle indagini su Silvio Berlusconi per reati quali concorso esterno in associazione mafiosa, prostituzione minorile, concussione, corruzione, strage, appropriazione indebita, traffico di droga, riciclaggio di denaro sporco, abuso d'ufficio, frode fiscale e falso in bilancio, Berlusconi l'ha indicata fra gli appartenenti ad una frangia della magistratura, da lui definita spregiativamente "sovietica" e "comunista".

Si ricorda l'attacco da parte de Il Giornale che, su indicazione[9] di Matteo Brigandì, componente del CSM, citato poi in giudizio per la diffusione dell'informazione stessa, all'inizio del 2011, ricorda che nel 1982 il magistrato era stato sottoposto a provvedimenti disciplinari a causa di atteggiamenti personali,[10] concludendo quindi che la Boccassini non avesse l'autorità morale per condurre le indagini su Berlusconi. Nel dicembre 2011 viene inclusa dalla rivista statunitense Foreign Policy[11] al 57º posto nella lista delle personalità nel mondo che nel corso del 2011 hanno influenzato l'andamento del mondo nella politica, nell'economia, negli esteri[12].

La Boccassini, assieme al sostituto procuratore Marcello Tatangelo,[13] ha coordinato le indagini che hanno portato il 22 dicembre 2015, la Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Milano, all'arresto dopo 32 anni di uno dei presunti autori materiali dell'assassinio del giudice Bruno Caccia avvenuto nel 1983 a Torino per mano di sicari della 'Ndrangheta; si tratta di Rocco Schirripa, panettiere torinese di 62 anni di origini calabresi.[14] Gli investigatori della Squadra Mobile, che già sospettavano un coinvolgimento di Schirripa, hanno inviato una lettera anonima ai sospettati del delitto con una fotocopia di un articolo che riportava la notizia dell'uccisione del procuratore di Torino con scritto a penna il nome del presunto killer, proprio Rocco Schirripa. I sospettati, intercettati, hanno iniziato a fare supposizioni su chi di loro avesse parlato e hanno rivelato il ruolo di Schirripa nell'intera vicenda.[13]

Il 3 dicembre 2019 ha cessato l'incarico di magistrato, avendo raggiunto l'età pensionabile.[15]

  1. ^ Ilda Bocassini si racconta in un libro: "Donna e magistrata, un prezzo altissimo", su la Repubblica, 6 ottobre 2021. URL consultato il 15 febbraio 2024.
  2. ^ Goffredo Buccini, Duomo connection, fine della trama, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 26 maggio 1992. URL consultato il 14-7-2010 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2011).
  3. ^ Ilda Boccassini, Biografia Archiviato il 24 marzo 2013 in Internet Archive. Corriere della Sera.it
  4. ^ Giovanni Bianconi, Stragi mafiose, ritorna la Boccassini, su corriere.it, Corriere della Sera, 23 aprile 2009. URL consultato il 14-7-2010.
  5. ^ Gianluca Di Feo, Torna la Boccassini, è lei il rinforzo del pool, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 4 ottobre 1995. URL consultato il 14-7-2010 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2011).
  6. ^ Davide Carlucci, I br volevano uccidere, li abbiamo fermati in tempo, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 4 marzo 2009. URL consultato il 14-7-2010.
  7. ^ Ruby, la ragazza marocchina dal passato turbolento, su ilgiornale.it.
  8. ^ Ecco i falsi della Questura dopo le pressioni del premier, su repubblica.it, la Repubblica.
  9. ^ Chi è Brigandì, leghista anti Ilda, su espresso.repubblica.it. URL consultato l'11 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2012).
  10. ^ La doppia morale della Boccassini, su ilgiornale.it.
  11. ^ Foreign Policy | the Global Magazine of News and Ideas Foreign Policy Magazine
  12. ^ The FP Top 100 Global Thinkers, su foreignpolicy.com. URL consultato l'11 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2020).
  13. ^ a b Arrestato uno dei presunti killer del giudice Caccia, 32 anni dopo il delitto, su Repubblica.it, 22 dicembre 2015. URL consultato il 29 aprile 2016.
  14. ^ Delitto Caccia, dopo 32 anni arrestato il presunto assassino. Boccassini: "Emozionata". Si tratta di un torinese di 62 anni, di origini calabresi, su ansa.it, 22 dicembre 2015.
  15. ^ Ilda Boccassini va in pensione: ultimo giorno di lavoro senza celebrazioni, su ilmessaggero.it. URL consultato il 9 gennaio 2021.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN90305190 · ISNI (EN0000 0004 1964 7365 · SBN RAVV106777