Jérôme Pétion de Villeneuve
Jérôme Pétion de Villeneuve | |
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Jérôme Pétion de Villeneuve | |
Presidente della Convenzione nazionale della Prima Repubblica Francese | |
Durata mandato | 20 settembre 1792 – 4 ottobre 1792 |
Predecessore | Philippe Rühl |
Successore | Jean-François Delacroix |
Presidente dell'Assemblea nazionale | |
Durata mandato | settembre 1790 – 1791 |
Deputato alla Convenzione nazionale della Prima Repubblica Francese | |
Durata mandato | 5 settembre 1791 – 4 ottobre 1792 |
Deputato agli Stati Generali | |
Durata mandato | 20 marzo 1789 – 1789 |
Sindaco di Parigi | |
Durata mandato | 14 novembre 1791 – 15 ottobre 1792 |
Predecessore | Jean Sylvain Bailly |
Successore | Philibert Borie |
Dati generali | |
Partito politico | Giacobini Gironda |
Titolo di studio | Laurea in diritto |
Professione | Avvocato |
Firma |
Jérôme Pétion de Villeneuve (Chartres, 3 gennaio 1756 – Saint-Émilion, 24 giugno 1794) è stato un avvocato, rivoluzionario e politico francese.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di Jérôme Pétion, avvocato e giudice presidiale a Chartres, e di Marie-Élisabeth Le Tellier, studiò presso la Congrégation de l'Oratoire di Vendôme e poi a 18 anni presso un procuratore a Parigi prima di iscriversi al collegio degli avvocati di Chartres nel 1778. Deciso a farsi un nome nel campo della letteratura, partecipò a diversi premi pubblicando parecchi libri: Moyens proposés pour prévenir l'infanticide (1781), Les Lois civiles et l'administration de la justice ramenées à un ordre simple et uniforme, ou Réflexions morales, politiques, etc., etc., sur la manière de rendre la justice en France avec le plus de célérité et le moins de frais possible (1782), Essai sur le mariage considéré sous des rapports naturels, moraux et politiques, ou Moyens de faciliter et d'encourager les mariages en France (1785), oltre ad altri scritti consacrati alla riunione dell'Assemblée des notables e degli Stati generali. Fu inoltre membro attivo de la Société de Amis des Noirs.
Eletto in data 20 marzo 1789 primo deputato del terzo stato di Chartres agli Stati generali con 164 voti su 190 votanti, il seggio consentì al piccolo gruppo di patrioti l'ingresso all'Assemblea Nazionale Costituente, assieme a François Buzot e Maximilien de Robespierre, dei quali fu amico e con essi combatté per la democrazia: lottò contro il veto reale, le due camere proposte dai monarchici, il suffragio censuario (anche se non difese il suffragio universale, esigette il diritto di voto per tutti i cittadini attivi). Divenne uno dei capi dei Giacobini. Membro del comitato di revisione, entrò nel settembre 1790 nel comitato di costituzione, prima di essere eletto segretario e poi presidente dell'Assemblea.
Al momento della tentata fuga di Luigi XVI e della famiglia reale e del conseguente arresto a Varennes nel giugno 1791, egli appena nominato presidente del Tribunale penale di Parigi (funzione che non esercitò mai), venne incaricato, con Barnave e Charles César de Fay de La Tour-Maubourg, del loro trasferimento a Parigi. Lasciò una memoria di questo episodio, in cui sostiene che "se fossimo stati soli Elisabetta si sarebbe abbandonata tra le mie braccia". Successivamente, si dichiarò favorevole alla sospensione dell'esecuzione di Luigi XVI.
In data 30 settembre 1791, alla seduta conclusiva dell'Assemblea, venne fatto segno, assieme a Robespierre, di un'ovazione da parte del popolo.
Intimamente legato a Madame de Genlis, ella lo accompagnò a Londra quando egli vi condusse tre allievi, e fra questi Adélaïde d'Orléans, nell'ottobre-novembre 1791.
Il 14 novembre 1791 venne eletto sindaco di Parigi, con l'appoggio della Cour, battendo La Fayette con 6708 voti su 10.632 votanti. Il 20 giugno 1792, cercò di prevenire l'attacco alle Tuileries e agli appartamenti reali, ma venne accusato dal re e dal direttorio del Dipartimento, di aver incoraggiato e facilitato il tumulto con la sua mancanza di reazione all'invasione delle Tuileries. Il 6 luglio venne sospeso dal servizio dal dipartimento e sostituito da Philibert Borie, ma questo aumentò la sua popolarità e diverse fazioni si stavano armando per chiedere il suo ritorno, tanto che lui fu l'eroe delle celebrazioni del 14 luglio 1792. L'Assemblea legislativa decise di ripristinarlo nell'incarico. Il 3 agosto 1792 venne incaricato di portare le richieste dei commissari delle 48 sezioni che richiedevano la deposizione del re. Tuttavia, non partecipò alla giornata del 10 agosto 1792.
Venne confermato nella funzione di sindaco dalla Comune di Parigi ma perdette tutto il suo potere a fronte delle decisioni della sezione rivoluzionaria di Parigi. Non si oppose alle visite domiciliari e rimase totalmente passivo ai massacri di settembre. Il 6 settembre, dovette rendere conto degli avvenimenti davanti all'Assemblea.
Eletto il 5 settembre deputato dell'Eure-et-Loir alla Convenzione nazionale, terzo su 9 con 274 voti su 354 votanti, si dimise da sindaco e divenne il primo presidente all'apertura della sessione, il 20 settembre 1792.
A quel punto entrò in dissidio con Robespierre, con il quale ruppe all'inizio di novembre, e si alleò ai Girondini. Al momento del processo a Luigi XVI, votò l'appello al popolo e la sospensione della condanna a morte. Nella primavera del 1793 entrò in conflitto con la Comune di Parigi, il cui controllo sfuggì ai Girondini dopo le dimissioni di Chambon, accelerando la rottura tra Girondini e Montagnardi. Tuttavia, votò contro il processo a Marat.
Dopo le "giornate del 31 maggio e 2 giugno 1793", venne emesso nei suoi confronti un ordine di cattura, ma riuscì a evadere il 24 giugno e a raggiungere Caen con Guadet, dove tentò di sollevare la Normandia contro la Convenzione nazionale. Dopo la battaglia di Brécourt del luglio 1793, si recò nel Finistère, da dove s'imbarcò per il dipartimento della Gironda (Bordeaux era già in insurrezione contro la Convenzione) con Buzot e Barbaroux, con i quali visse nascosto a Saint-Émilion, vicino a Bordeaux, per dieci mesi. Quando Salle e Guadet vennero arrestati nella casa del padre di Guadet[1], credendosi minacciato, lasciò di notte il suo asilo, presso il parrucchiere Troquart (dal quale si era rifugiato dal 20 gennaio), con Buzot e Barbaroux. Tuttavia, un pastore li vide in una pineta. Barbaroux cercò di uccidersi con un colpo di pistola, ma riuscì solo a ferirsi e venne preso (alla fine venne ghigliottinato il 25 giugno). Da parte loro, il 24 giugno Petion e Buzot si addentrarono in un campo di grano e si suicidarono con un colpo di pistola[2]. I loro miseri cadaveri vennero ritrovati due giorni dopo, ormai quasi divorati dai lupi, da sanculotti di Castillon facendo una battuta generale dalla parte di Saint-Magne[3][4][5].
Prima di questa sua ultima fuga, Pétion aveva lasciato a Madame Bouquey il manoscritto delle sue mémoires[6] e il suo testamento politico.
Il corpo di Jérôme Pétion de Villeneuve venne sepolto nel Cimitero di Saint-Magne-de-Castillon.
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- La rivoluzione francese (1989), interpretato da Daniel Briquet.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (FR) Joseph Guadet, Les Girondins, leur vie privée, leur vie publique, leur proscription et leur mort, II, Paris, Librairie académique Didier et Cie, 1861, p. 489.
- ^ (FR) Charles Vatel, Charlotte de Corday et les girondins, III, Paris, Henri Plon, 1864-1872, p. 755.
- ^ Il processo verbale di riconoscimento è datato 7-8 messidoro anno II (25 giugno-26 giugno 1794), mentre l'atto di morte ed il processo verbale di inumazione portano la data dell'8 messidoro. Vedasi Les manuscrits relatifs à l'histoire de la Révolution et de l'Empire: dans les bibliothèques publiques des départements, Société de l'histoire de la Révolution française, Paris, F. Rieder, 1913, 452 pages, p. 148.
- ^ (FR) Selon Aurélien Vivie, Histoire de la Terreur à Bordeaux, II, Feret et fils, 1877, p. 286.«dans les premiers jours de juillet, des sans-culottes de Castillon, faisant une battue générale du côté de Saint-Magne, trouvèrent dans un champ les cadavres de Pétion et de Buzot»
- ^ Una cronaca molto dettagliata degli avvenimenti viene data da Charles-Aimé Dauban nel suo Étude sur Madame Roland et son temps suivie des lettres de Madame Roland à Buzot et d'autres documents inédits, chapitre XXXII: «Les derniers jours de Buzot», pp. 251-261.
- ^ Questo documento è stato oggetto di una edizione di Mémoires inédits de Pétion et mémoires de Buzot et de Barbaroux: accompagnés de notes inédites de Buzot et de nombreux documents inédits sur Barbaroux, Buzot, Brissot, etc. (preceduto da una introduzione di C.-A. Dauban), Paris, Plon, 1866, LXXVI-548 pages.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Marcel Dorigny, Pétion, Jérôme, dit de Villeneuve, in Albert Soboul (a cura di), Dictionnaire historique de la Révolution française, Quadrige, Paris, PUF, 2005, pp. 838-840.
- (FR) Ferdinand Hoefer (a cura di), Nouvelle biographie générale depuis les temps les plus reculés jusqu'à nos jours, vol. 39, Paris, Firmin Didot frères, 1862, pp. 697-701.
- (FR) Adolphe Robert e Gaston Cougny (a cura di), Dictionnaire des Parlementaires français de 1789 à 1889 (PDF), IV, Paris, Edgar Bourloton, 1889, pp. 604-606.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina in lingua francese dedicata a Jérôme Pétion de Villeneuve
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Jérôme Pétion de Villeneuve
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pétion de Villeneuve, Jérôme, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Jérôme Pétion de Villeneuve, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Opere di Jérôme Pétion de Villeneuve, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Jérôme Pétion de Villeneuve, su Open Library, Internet Archive.
- (FR) Pubblicazioni di Jérôme Pétion de Villeneuve, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
- (FR) Jérôme Pétion de Villeneuve, su Sycomore, Assemblea nazionale.
- Opere di Pétion, su gallica.bnf.fr (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2007).
- Numerosi testi di Jérôme Pétion, su lastoria.org. URL consultato il 19 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 41947350 · ISNI (EN) 0000 0001 1628 4499 · BAV 495/324346 · CERL cnp00476793 · ULAN (EN) 500354250 · LCCN (EN) n87890849 · GND (DE) 124418236 · BNE (ES) XX1015178 (data) · BNF (FR) cb125126715 (data) · J9U (EN, HE) 987007409060705171 |
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