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Lucrezia Gonzaga

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Lucrezia Gonzaga
Tiziano, Ritratto di una donna e sua figlia,
1550 ca.
Nobildonna
Stemma
Stemma
NascitaGazzuolo, 21 luglio 1522
MorteMantova, 11 febbraio 1576
DinastiaGonzaga
PadrePirro Gonzaga
MadreCamilla Bentivoglio
ConsorteGiampaolo Manfrone
Religionecattolica
MottoNessun mi tocchi

Lucrezia Gonzaga (di Gazzuolo) (Gazzuolo, 21 luglio 1522Mantova, 11 febbraio 1576) è stata una nobildonna e letterata italiana.

Emblema di Lucrezia Gonzaga, 1566 ca.
Castel Goffredo, Palazzo Gonzaga-Acerbi, corte di Aloisio Gonzaga.
Copertina del volume Canti XI composti dal Bandello de le lodi de la S. Lucretia Gonzaga di Gazuolo, e` del vero amore, col tempio di pudicitia ... composti da Matteo Bandello.

Nobildonna nota per il suo talento letterario,[1] nacque nel castello di Gazzuolo da Pirro Gonzaga, signore di Gazzuolo, membro del ramo secondario dei Gonzaga di Sabbioneta e Bozzolo e da Camilla Bentivoglio (m. 1529), dei signori di Bologna.[2] Trascorse la sua infanzia alla corte paterna, dove dimostrò da subito la dimestichezza con la cultura letteraria, musicale e pittorica. Gazzuolo era frequentata da letterati e uomini d'ingegno come Giovanni Pico della Mirandola,[3] Baldassarre Castiglione e Matteo Bandello.[4]

Alla corte di Aloisio Gonzaga

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Persi i genitori nel 1529 ancora bambina, fu affidata alla nonna Antonia del Balzo che, nella primavera del 1538,[5] la trasferì a Castel Goffredo presso la corte dello zio, il marchese Aloisio Gonzaga e affidata all'educazione di Ginevra e Costanza Rangoni, del cugino Lodovico Pico della Mirandola quale istitutore di scienze fisiche[6] e di Matteo Bandello, poeta ospite di corte[7][8] e segretario di Cesare Fregoso, che le insegnò matematica, astronomia, retorica e logica e scrisse poesie in suo onore (Canti XI delle lodi della signora Lucrezia Gonzaga di Gazuolo). Un volume delle sue lettere fu pubblicata a Venezia nel 1552, ma alcune persone credono che l'autore fosse Ortensio Lando e non solo l'editore.

Alla morte di Ginevra Rangoni nel 1540, la seconda moglie di Aloisio Caterina Anguissola, non desiderò più a corte Lucrezia[9] che, all'età di 18 anni, fu data in moglie a Giampaolo Manfrone, figlio del condottiero Giulio Manfrone (1490/1492-1526) (a sua volta figlio di Giampaolo Manfrone "Fortebraccio" (1441-1527) ed è nota anche come "Lucrezia Gonzaga Manfrona". Le nozze furono celebrate a Mantova, col consenso del cardinale Ercole Gonzaga, vescovo della città.

Dopo le nozze si trasferì col marito, condottiero al servizio della Serenissima, a Fratta[10] presso il palazzo di famiglia, dove creò una piccola corte e divenne ambiziosa amica di Luigi Groto, Girolamo Ruscelli e di Ortensio Lando. Oltre alla poesia e alla letteratura, Lucrezia studiò retorica, filosofia e apprese la musica.

Nel luglio 1546 Giampaolo Manfrone venne accusato di cospirare contro il duca di Ferrara, che lo fece arrestare e condannare a morte. Grazie all'intervento di Lucrezia presso vari prìncipi italiani e verso il duca di Ferrara Ercole II d'Este, la condanna fu tramutata in carcere a vita. Le ulteriori suppliche di Lucrezia per la scarcerazione del marito non vennero accolte e Manfrone morì nelle segrete ferraresi il 9 febbraio 1552.

Dopo la scomparsa del marito l'8 febbraio 1552 si trasferì a Mantova, dove incontrò il letterato Luca Contile. Trascorse il resto della vita coltivando la poesia, l'astronomia e la letteratura classica in greco e latino.[11] Assieme al letterato Giovanni Maria Bonardo, intorno al 1555, fondò l'Accademia dei Pastori Fratteggiani.[12] Restando fedele alla memoria dello sposo defunto, Lucrezia rifiutò ogni proposta di matrimonio e adottò quale impresa la figura di una cerva con il motto "Nessun mi tocchi".[13]

Morì a Mantova nel 1576.

Lucrezia venne celebrata da numerosi poeti e letterati tra i quali: Torquato Tasso, Girolamo Ruscelli, Lodovico Paterno, Diomede Borghesi, Orazio Toscanella, Domenico Veniero. Fu celebrata anche dall'Accademia degli Invaghiti di Mantova, fondata da Cesare I Gonzaga.[14]

Il poeta Matteo Bandello ha dedicato a Lucrezia Gonzaga la Novella XXI (Sesto Tarquinio sforza Lucrezia ed è cacciato da Roma) della Seconda parte (1554).[15]

Lucrezia e Gianpaolo ebbero quattro figli,[16] tra questi:

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Ludovico II Gonzaga Gianfrancesco Gonzaga  
 
Paola Malatesta  
Gianfrancesco Gonzaga  
Barbara di Brandeburgo Giovanni l'Alchimista  
 
Barbara di Sassonia-Wittenberg  
Pirro Gonzaga  
Pirro del Balzo Francesco II del Balzo  
 
Sancia di Chiaromonte  
Antonia del Balzo  
Maria Donata Orsini Gabriele Orsini del Balzo  
 
Giovannetta Caracciolo  
Lucrezia Gonzaga  
Giovanni II Bentivoglio Annibale I Bentivoglio  
 
Donnina Visconti  
Annibale II Bentivoglio  
Ginevra Sforza Alessandro Sforza  
 
...  
Camilla Bentivoglio  
Ercole I d'Este Niccolò III d'Este  
 
Ricciarda di Saluzzo  
Lucrezia d'Este  
Ludovica Condolmieri ...  
 
...  
 
  • Lettere della molto illustre sig. la s.ra donna Lucretia Gonzaga da Gazuolo con gran diligentia raccolte, et a gloria del sesso femminile nuovamente in luce poste. Venice, 1552 (Collected by Ortensio Lando?)
  1. ^ Dizionario biografico cronologico diviso per classi degli uomini...
  2. ^ Genealogia Gonzaga di Bozzolo, su genealogy.euweb.cz.
  3. ^ Dell'illustre donzella Issicratea Monti Rodigna.
  4. ^ Matteo Bandello. Novelle, vol. 2.
  5. ^ Lucrezia Gonzaga, Lettere. Vita quotidiana e sensibilità religiosa nel Polesine di metà ‘500, a cura di Renzo Bragantini e Primo Griguolo, Minelliana, Rovigo, 2009
  6. ^ Rosalia Amari, Calendario di donne illustri italiane, Firenze, Bencini, 1857, pag.41
  7. ^ Centro Studi Matteo Bandello e la Cultura Rinascimentale, su matteobandello.it. URL consultato il 14 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2011).
  8. ^ Piero Gualtierotti, Matteo Bandello alla corte di Luigi Gonzaga, Mantova, 1978.
  9. ^ Lucrezia Gonzaga, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'11 ottobre 2015.
  10. ^ Da Fratta Polesine il ritratto di una nobildonna del '500., su rovigooggi.it. URL consultato il 6 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2017).
  11. ^ Rosalia Amari, Calendario di donne illustri italiane, Firenze, Bencini, 1957, pag.42
  12. ^ Fratta e il Rinascimento., su ventaglio90.it. URL consultato il 14 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  13. ^ Copia archiviata, su ventaglio90.it. URL consultato il 14 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  14. ^ Ezio Maria Simini, Lucrezia Gonzaga e il tramonto dei Manfron, in Quaderni di storia e di cultura scledense, n. 16, Schio, febbraio 2011.
  15. ^ La seconda parte de le Novelle, In Lucca, per il Busdrago, 1554.
  16. ^ Associazione Culturale Minelliana
  17. ^ Treccani.it. Lucrezia Gonzaga.
  • Ginevra Canonici Fachini, Prospetto biografico delle donne italiane rinomate in letteratura, 1824
  • Giuseppe Maffei, Storia della letteratura italiana, 1834
  • Piero Gualtierotti, Matteo Bandello alla corte di Luigi Gonzaga, Mantova, 1978.
  • Mario Castagna, Stemmi e vicende di casate mantovane, Montichari, 2002. ISBN non esistente
  • Vespasiano Gonzaga e il ducato di Sabbioneta [atti del Convegno, Sabbioneta-Mantova, 12-13 ottobre 1991], 1993, a cura di Ugo Bazzotti, Daniela Ferrari, Cesare Mozzarelli, Mantova. ISBN non esistente.
  • Ireneo Affò, Memorie di tre celebri principesse della famiglia Gonzaga, Parma, 1787. ISBN non esistente
  • Renzo Bragantini, Primo Griguolo (a cura di), Lucrezia Gonzaga, Lettere. Vita quotidiana e sensibilità religiosa nel Polesine di metà ‘500, Minelliana, Rovigo, 2009.
  • Ezio Maria Simini, Lucrezia Gonzaga e il tramonto dei Manfron, in Quaderni di storia e di cultura scledense, n. 16, Schio, febbraio 2011.
  • Elisabetta Simonetta, Un’inesplorata sfida Landiana: Philosophia Christi ed espedienti dissimulatori nelle Lettere di Lucrezia Gonzaga (1552), in Quaderni eretici. Studi sul dissenso politico, religioso e letterario, fascicolo 1, n. 5, Firenze, Clori, febbraio 2017, pp. 27-28.
  • Ernesto Masi, Matteo Bandello o vita italiana di un novelliere del Cinquecento, Bologna, Zanichelli, 1900 Archiviato il 21 novembre 2020 in Internet Archive.

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN40199893 · ISNI (EN0000 0000 6666 9461 · SBN PUVV349355 · BAV 495/110711 · CERL cnp01401699 · LCCN (ENnr99009857 · GND (DE120052652 · BNE (ESXX5547287 (data) · BNF (FRcb161239494 (data)