Nihonga

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Madaraneko (斑猫? Gatto soriano) di Takeuchi Seihō (1924).

Nihonga (日本画? lett. "pittura in stile giapponese") definisce uno stile artistico nel quale le opere sono realizzate secondo le convenzioni artistiche tradizionali e con l'utilizzo di tecniche e materiali della tradizione giapponese.
Sebbene lo stile nihonga sia basato su una tradizione millenaria, il termine è stato coniato nel periodo Meiji (1868-1912) dell'Impero giapponese per distinguere questo indirizzo artistico dalle opere di influsso occidentale e che fanno ricorso alle tecniche e ai materiali in uso in Occidente (complessivamente definite "yōga").

La spinta a rinvigorire la pittura tradizionale sviluppando uno stile giapponese più moderno e aggiornato venne da molti artisti tra i quali Shiokawa Bunrin, Kōno Bairei, Tomioka Tessai e critici d'arte tra i quali Okakura Kakuzō e Ernest Fenollosa nel tentativo di controbattere l'infatuazione per la cultura occidentale sostenuta dal governo Meiji e di valorizzare l'importanza storica e la bellezza delle arti tradizionali del Giappone.
Soprattutto Fenollosa e Tenshin hanno giocato un ruolo molto importante nel definire i curricula delle principali scuole d'arte nihonga e nel sostenere e promuovere attivamente numerosi artisti.
Nihonga non rappresenta solo la continuazione di una tradizione pittorica.
In confronto con lo Yamato-e, la gamma dei soggetti rappresentati è molto più ampia e soprattutto gli elementi stilistici e tecnici delle varie scuole della tradizione (Scuola Kanō, Rinpa e Maruyama Ōkyo) sono ripresi e rielaborati e armonizzati tra loro. Infatti gli elementi distintivi delle singole scuole del periodo Edo vengono combinati e fusi tra loro.
Tuttavia, in molti casi, gli artisti Nihonga adottarono anche aspetti realistici derivati dalle tecniche pittoriche occidentali quali la prospettiva e l'ombreggiatura.

Frutta di Kokei Kobayashi (1910).

Le opere Nihonga sono normalmente realizzate a pennello su washi (carta giapponese a mano) oppure eginu (seta). I dipinti possono essere sia monocromi sia policromi. Le opere monocrome, note come sumie, sono realizzate con inchiostro di china nero prodotto con fuliggine e colla di derivazione animale. Nelle opere policrome, i pigmenti utilizzati sono sempre naturali e non chimici: minerali, conchiglie di molluschi, coralli, pietre semipreziose quali malachite, azzurrite, cinabro. I minerali grezzi sono ridotti in polvere in 16 granulometrie, da polvere finissima a granella. Una soluzione di colla animale chiamata “nikawa” costituisce il legante di questi pigmenti. In entrambi i casi, inchiostro di china e pigmenti, il diluente è sempre l'acqua.

Il Gofun (polvere di carbonato di calcio derivata dalla macinatura delle valve di ostriche e capesante) è un materiale molto importante nella pittura nihonga. Viene utilizzato sia come colore di fondo sia come colore di copertura. Talvolta oltre ai pigmenti si utilizzano oro o argento in lamine o polvere.
Originariamente i dipinti nihonga venivano realizzati per essere montati su rotolo da appendere alle pareti (kakemono) oppure su rotoli da srotolare orizzontalmente per la lettura (emakimono); pitture nihonga sono eseguite anche per il montaggio su porte scorrevoli (fusuma) oppure su paraventi (byōbu).

Attualmente si utilizza prevalentemente carta tesa su pannelli di compensato adatti alla incorniciatura senza anteposizione di vetro di protezione.

Rakuyō (落葉? Foglie cadute) di Shunsō Hishida (1909).

La pittura nihonga in inchiostro di china (sumie) consente un'ampissima modulazione di toni dal nero profondo e intenso al grigio chiarissimo quasi bianco attraverso la diluizione dell'inchiostro. Occasionalmente può essere aggiunta all'inchiostro di china una tonalità verdastra per la coloritura di alberi montagne e fogliame. Elemento comune dell'arte nihonga è la ricerca di semplificazione e stilizzazione delle forme della natura finalizzata, attraverso l'eliminazione del superfluo, alla rappresentazione dell'essenza dei soggetti naturali e alla valorizzazione dell'aspetto dinamico che tutti gli elementi naturali hanno in sé. Una grande attenzione è data alla presenza o meno della riga di contorno; è tradizione che non sia presente nella pittura di uccelli e piante.

Sviluppi recenti in Giappone e all'estero

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A seguito della tendenza alla sintesi e all'assimilazione, sebbene Nihonga rappresenti una categoria distinta all'interno delle mostre indette annualmente dal Nitten (Japan Art Academic Award), in anni recenti è diventato progressivamente più complesso tracciare una netta separazione tra arte Nihonga e arte Yōga per quanto concerne tecniche e materiali.

L'artista Tenmyouya Hisashi (1966- ) nel 2001 ha proposto un nuovo concetto artistico definito come “Neo-Nihonga”.

Il genere Nihonga ha avuto un buon seguito all'estero; artisti stranieri di Nihonga: Hiroshi Senju, il canadese Miyuki Tanobe, gli americani Makoto Fujimura e Judith Kruger, l'artista indiano Madhu Savannah. Judith Kruger ha avviato un corso di pittura Nihonga alla School of the Art Institute di Chicago e al Savannah, Georgia Department of Cultural Affairs.

All'Università delle Arti di Tokyo, successivamente alla seconda guerra mondiale, si sono formati numerosi artisti contemporanei che operano nella tradizione pittorica del nihonga; Takashi Murakami, Hiroshi Senju, Norihiko Saito, Chen Wengguang, Keizaburo Okamura e Makoto Fujimura sono artisti di primo piano che espongono a livello internazionale.

Enbu (炎舞? Danza delle fiamme) di Gyoshū Hayami, Important Cultural Property (1925).
Jo no Mai (序の舞? Danza Noh, Preludio) di Shōen Uemura (1936).

Lista di pittori nihonga

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Qui di seguito una lista di pittori che hanno realizzato opere nello stile nihonga, sebbene alcuni più eclettici hanno sperimentato anche pitture influenzate dallo stile occidentale (Yōga).
I nomi sono elencati in ordine alfabetico anteponendo, secondo l'uso giapponese, il cognome al nome.

Periodo Meiji (1868-1912)

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Periodo Taishō (1912-1926)

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Periodo Shōwa (1926-1989)

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Periodo Heisei (1989-2019)

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  • Ozaki Masaaki e Matsubara Ryuichi (a cura di), Arte in Giappone (1868-1945), Milano, Electa, 2013, ISBN 978-88-370-9470-6.

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