Segnale discorsivo
In linguistica, un segnale discorsivo è un elemento che evidenzia la partizione tra due o più porzioni (o blocchi) di testo e i rapporti logici e semantici che intercorrono tra esse, soprattutto da un punto di vista pragmatico (sono infatti tipici della comunicazione orale, in quanto esplicitano la funzione dell'enunciato nella conversazione). I segnali discorsivi sono quindi demarcativi (evidenziano un confine) e connettivi (legano le porzioni), e chiariscono l'articolazione interna del testo (orale o scritto). Simili ai connettivi, essi hanno la precipua funzione di indicare il ruolo di un enunciato nella conversazione.[1][2]
I segnali discorsivi non costituiscono una classe morfologica o lessicale, ma funzionale. Possono quindi appartenere a diverse parti del discorso:[1][2]
- Allora, che facciamo?
- Praticamente ha finito.
- Figurati, non ci vado assolutamente.
- Mah, non so cosa dirti.
Anche intere frasi possono fungere da segnale discorsivo:[2][1]
- Come abbiamo già detto, la corrente elettrica è una delle grandezze fisiche fondamentali.
- Noi nasciamo, per così dire, due volte: l'una per esistere, l'altra per vivere. (Jean-Jacques Rousseau, Emilio, libro IV)
Ecco altri esempi tratti da comunicazioni informali:[1]
- Ma che stai dicendo?
- È un po' scarsa, diciamo.
Connettivi e segnali discorsivi
[modifica | modifica wikitesto]I connettivi hanno funzioni analoghe a quelle dei segnali discorsivi, poiché articolano strutture logiche tra i blocchi di testo e assicurano la coesione. Ad esempio, la congiunzione ma, in quanto connettivo ha valore avversativo:[3]
- Ho studiato moltissimo, ma non ho passato l'esame.
Quando un connettivo perde il suo valore semantico proprio e ha significato non in rapporto al materiale linguistico che ha intorno ma piuttosto alla situazione enunciativa, tale connettivo va considerato un segnale discorsivo.[3] Così, ad esempio:
- Ma che freddo!
dove ma non ha più valore di congiunzione avversativa, ma è pura espressione di contrarietà. Lo stesso accade con allora, che normalmente esprime una conseguenza, mentre spesso è usato come incipit di una discussione:[3]
- Allora, ieri abbiamo visto le cause della Grande Guerra...
I segnali discorsivi, dunque, hanno la funzione di organizzare aspetti dell'interazione tra persone che conversano: la presa del turno di parola, la richiesta di attenzione, i segnali fatici per il controllo della avvenuta ricezione.[3]
Segnali discorsivi nella comunicazione scritta
[modifica | modifica wikitesto]I segnali discorsivi sono tipici della comunicazione orale, mentre nella scrittura la loro funzione è assolta prevalentemente dalla punteggiatura. In particolari testi, esistono però dei segnali discorsivi espliciti, come nelle favole (C'era una volta..., ...e vissero tutti felici e contenti), nelle missive (Caro zio, Egregio professore, Distinti saluti, Cordialmente), nelle leggi (visto, promulga ecc.).[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d segnali discorsivi, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011.
- ^ a b c d Dardano e Trifone, pp. 538-539.
- ^ a b c d connettivi, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Bruni, Gabriella Alfieri, Serena Fornasiero e Silvana Tamiozzo Goldmann, Manuale di scrittura e comunicazione, 2ª ed., Bologna, Zanichelli, 2006 [1997], ISBN 978-88-08-06993-1.
- Maurizio Dardano e Pietro Trifone, Grammatica italiana, con nozioni di linguistica, Bologna, Zanichelli, 2013 [1995], ISBN 978-88-08-09384-4..