Stazione di San Pellegrino-Terme
San Pellegrino-Terme stazione ferroviaria | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | San Pellegrino Terme |
Coordinate | 45°50′25.95″N 9°40′04.38″E |
Linee | Bergamo-Piazza Brembana |
Storia | |
Stato attuale | Dismessa |
Attivazione | 1906 |
Soppressione | 1966 |
Caratteristiche | |
Tipo | Stazione in superficie, passante |
Binari | 1 |
Gestori | Società Anonima della Ferrovia Elettrica di Valle Brembana |
Operatori | Società Anonima della Ferrovia Elettrica di Valle Brembana |
Dintorni | Grand Hotel San Pellegrino |
La stazione di San Pellegrino-Terme era una stazione ferroviaria posta lungo la ferrovia della Valle Brembana, attiva fra il 1906 e il 1966, a servizio dell'omonimo comune.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Allo scopo di avviare lo fruttamento su grande scala delle terme presenti nell'alta valle brembana, nel 1902 fu inaugurato a San Pellegrino un vasto complesso comprendente uno stabilimento balneare, il casinò, il Grand Hotel e la funicolare. I relativi edifici vennero edificati, come d'uso all'epoca, in stile liberty su progetto dell'architetto Romolo Squadrelli[1].
Il medesimo artista fu ingaggiato per disegnare gli edifici di stazione di una nuova ferrovia che avrebbe servito la mobilità della valle[1]. Il progetto della ferrovia derivava dai primi studi effettuati in tal senso a cura della deputazione provinciale a partire dal 1885 la quale il 15 marzo 1903 ottenne la relativa concessione governativa. L'opera venne subconcessa alla neocostituita Società Anonima della Ferrovia Elettrica di Valle Brembana (FVB) il 15 ottobre dello stesso anno[2] e il primo tratto, lungo 25,92 km da Bergamo a San Pellegrino Terme venne aperto il 1 luglio 1906, seguito l'ottobre successivo da un breve prolungamento fino a San Giovanni Bianco[1].
Così come il servizio lungo la linea, le infrastrutture di stazione erano gestite dalla Società Anonima della Ferrovia Elettrica di Valle Brembana (FVB), cui il 15 ottobre 1903 era stato subconcesso l'esercizio da parte della deputazione provinciale[2].
Dopo decenni di intenso utilizzo da parte dei viaggiatori e nonostante l'esistenza di una domanda di traffico merci, la stazione fu chiusa nel 1966 insieme all'intera linea[1].
Strutture e impianti
[modifica | modifica wikitesto]Era costituito da un fabbricato viggiatori e dal solo binario di circolazione.
Dopo anni di abbandono, il sedime della stazione venne riutilizzato quale segmento della Ciclovia Valle Brembana; il caratteristico fabbricato viaggiatori, ancora esistente, è stato debitamente restaurato e, fino al 2017, era utilizzato come ristorante pizzeria.
Movimento
[modifica | modifica wikitesto]La stazione costituiva fermata per tutti i servizi viaggiatori a carattere locale svolti dalla FVB sulla propria linea sociale classificati Omnibus e Accelerati.
Negli anni cinquanta e fino al 1960 venne istituita una coppia di treni diretti estivi verso Milano effettuata con automotrici FS, che a Bergamo venivano scissi in due sezioni instradate rispettivamente da/per Clusone e Piazza Brembana; quest'ultima effettuava fermata a San Pellegrino[3].
Il traffico merci era costituito da treni raccoglitori che sostavano nelle diverse località della linea.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Carlo Ferruggia, Giulio Leopardi e Luigi Martinelli, La ferrovia della valle Brembana, in Mondo Ferroviario, n. 64, ottobre 1991, pp. 6–13.
- Carlo Ferruggia, Giulio Leopardi e Luigi Martinelli, Le ferrovie delle valli bergamasche, in Tutto treno & storia, n. 15, aprile 2006, pp. 22–33.
- Marco Cacozza, Le ferrovie delle valli bergamasche, in Tutto treno & storia, n. 31, aprile 2014, pp. 10–15.
- Felice Riceputi, La ferrovia di Valle Brembana, in "Il sogno brembano. Industrializzazione e progresso sociale nella Valle Brembana del primo Novecento", Centro Storico Culturale Valle Brembana, 2006, pp. 13–128.
- Giulio Leopardi, Carlo Ferruggia, Luigi Martinelli, Treni e tramvie della Bergamasca, Clusone, Editrice Cesare Ferrari, 1988. ISBN non esistente
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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