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Bartolomeo Panizza

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato8 Giugno 1860 –
17 Aprile 1867
LegislaturaVII

Dati generali
Titolo di studioLaurea in Medicina e chirurgia
UniversitàUniversità degli Studi di Padova e Università degli Studi di Pavia
ProfessioneMedico chirurgo, Docente universitario
FirmaFirma di Bartolomeo Panizza

«Voi vedeste che il Panizza fu grande come scienziato, più grande ancora come professore, forse ancora più grande come cittadino […]. Soltanto dello scienziato rimangono orme profonde, luminose, indelebili, che assicurano a Bartolomeo Panizza un bel posto fra quanti onorano l’Istituto lombardo, l’Università di Pavia, l’Italia.»


Bartolomeo Panizza (Vicenza, 17 Aprile 1785Pavia, 17 Aprile 1867) è stato un anatomista, medico, biologo, oculista, zoologo, fisiologo, politico e accademico italiano, maestro del Premio Nobel Camillo Golgi.

Bartolomeo Panizza nacque a Vicenza il 17 aprile 1785 in un’umile famiglia, da padre Bernardino, medico scrupoloso e reputato, e madre Adriana Scola, donna di ingegno non comune. Poco sappiamo della fanciullezza, ma è scritto di lui che fra tutti i fratelli era quello che somigliava di più al padre. Nel libero dagli studi il giovane Panizza si dedicava alla caccia. Egli compì in patria i primi studi di lettere e filosofia. Nel 1802 si recò all’Università degli Studi di Padova, dove studiò chirurgia ed ebbe l’opportunità di partecipare alle lezioni di professori di grido come Leopoldo Caldani per anatomia, Vincenzo Malacarne per chirurgia, Dalla Decimo per la materia medica e Sografi per ostetricia.[1]

Panizza si laureò in chirurgia a Padova e nel 1807 si trasferì all’Università di Bologna, dove intervenne spesso alla clinica chirurgica del professor Giuseppe Atti e a quella medica del celebre Antonio Teste. L’anno successivo seguì nell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze la pratica chirurgica del Nannoni, del Mancini, dell’Uccelli, ed ebbe la fortuna di seguire anatomia presso il Mascagni. Frequentava anche a Vicenza l’Ospedale sotto la direzione del chirurgo primario Baldini. Il padre l’avrebbe voluto subito suo collaboratore, ma egli, appena ventiquattrenne, sentì di aver ancora molto da apprendere, volendo essere più di un medico condotto (di campagna). Così nel 1809 Panizza si recò a Pavia, dove si iscrisse alla facoltà di medicina. [2]

A Pavia strinse una singolare amicizia con Buffalini, Pirondi e Bergonzi e insieme crearono una specie di accademia di medicina. Panizza era solito mettere in quegli esercizi la maggiore serietà, infatti, una volta che non seppe rispondere ad un quesito di materia medica, imbarazzato, pianse di vergogna. Egli alloggiava in una stanza a tetto, senza le comodità della vita, e grazie ai suoi risparmi e alla sua diligenza riuscì a laurearsi in medicina con lode nel 1809.[3]

Prime esperienze lavorative

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Università di Pavia, Strada Nuova, statua di Panizza

Per i successivi tre anni Panizza si trattenne in Lombardia. Durante le scuole egli risiedeva a Pavia, dove assisteva alla pratica clinica di Antonio Scarpa, docente di anatomia. Durante le vacanze, invece, si recava a Milano nell’Ospedale militare di S.Ambrogio e nell’Ospedale Maggiore, tanta era in lui l’avidità di imparare. Egli ammirava molto le due figure di Monteggia e Paletta, che nonostante provenissero da umili famiglie, grazie allo studio avevano raggiunto una grande fama. Seguendo il loro esempio Panizza diventò instancabile nel lavoro. Egli visitava tutti i giorni la camera dei morti, sceglieva i cadaveri, li iniettava con poco gesso traendo interessanti preparazioni, che inviava in dono al Museo anatomico di Pavia. Le difficoltà economiche affrontate durante gli studi divennero più pressanti quando il padre, desideroso di averlo al fianco nell’esercizio della professione, nel 1811 gli inviò una lettera che lo indulgeva a tornare a casa, non essendo più disposto a sostenere ulteriori sacrifici. Panizza non voleva rinunciare alla vita libera e indipendente e alle speranze di un brillante futuro, e non voleva seppellire tutto il suo talento in una piccola città, quindi restò a Milano. Questa disobbedienza gli costò cara poiché ben presto si esaurirono i suoi piccoli risparmi e così si trovò ridotto a vivere “di pane e castagne”.[4]

Panizza partecipò ad un’amputazione di coscia diretta dal celebre Paolo Assalini nell’Ospedale militare di S.Ambrogio. Assalini fu immediatamente colpito dall’aria nobile e intelligente del Panizza, dagli abiti logori e dalle scarpe rotte e dalla sua costante attenzione durante l’operazione; così subito dopo decise di invitarlo ad abitare presso di lui. Successivamente tre artisti, avendo visto con meraviglia alcune sue preparazioni di miologia, lo pregarono di dare loro un corso di anatomia pittorica, a cui egli dedicherà persino diciotto ore al giorno. Panizza, inoltre, ottenne anche il posto di chirurgo minore nell’ospedale militare di S.Ambrogio.[5]

La Campagna di Russia

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Nel 1812 Panizza si arruolò con Assalini nell’armata napoleonica in partenza per la Campagna di Russia, della quale fece parte come chirurgo aiutante maggiore nell’ambulanza della Guardia Reale Italiana. Il padre, venuto a conoscenza dei suoi successi, gli perdonò finalmente il passato e lo benedì. Durante la spedizione a Dresda ebbe la fortuna di conoscere Kreysig, professore di anatomia e botanica a Wittenberg e medico del re di Sassonia, e Sömmering, uno degli anatomici più importanti di tutta la Germania. Incaricato di assistere uno dei generali, Delacroix, che era stato gravemente ferito in un ginocchio, sfuggì in parte ai patimenti della disastrosa Campagna e della ritirata: si fermò nei pressi di Witebsk (attuale Bielorussia) insieme al suo paziente per trasferirsi poi con lui a Wilna (odierna Vilnius), dove vennero entrambi imprigionati dai Russi, Delacroix a Pietroburgo e Panizza a Tamboff. Nel 1814 venne messo in libertà e a quel punto non volle più saperne della vita militare e avventurosa, infatti rifiutò le generose offerte del generale Delacroix, che l’avrebbe voluto con sé in Francia. Si licenziò dal servizio militare preferendo una vita modesta, ma tranquilla. Durante la prigionia aveva anche perso il padre, quindi fece una visita a Vicenza e subito dopo tornò a Milano per riprendere i suoi studi.[6]

Il successo accademico

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Poiché il Fattori, che occupava la cattedra anatomica dell’Università di Pavia, venne invitato dal duca di Modena a lavorare all’Università di Modena, Scarpa, direttore della facoltà di medicina di Pavia vide subito in Panizza un ottimo successore a quella cattedra. Nonostante egli non si sentisse all’altezza, nel 1815 Scarpa lo convinse ad accettare. Così nel 1817 all’età di trentadue anni Panizza ebbe la nomina di professore titolare alla cattedra anatomica dell’Università di Pavia. Pochi anni dopo ottenne anche l’incarico di supplenza alla cattedra, anch’essa vacante, di oculistica. Molti medici illustri del tempo si congratularono con lui, ricercarono la sua amicizia e la sua stima e a poco a poco l’intera nazione lo proclamò “il principe de’ suoi anatomici”.[7]

"Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga", conservato nella biblioteca dell'Università Campus Bio-Medico.[8]

Le lezioni del Panizza non si distinguevano per la proprietà della lingua o per lo splendore dello stile; infatti, egli, parlava in modo familiare, spesso usando il dialetto vicentino. Eppure le sue lezioni erano frequentate da uomini di ogni età e di ogni classe e facoltà. Il successo delle sue lezioni era dovuto innanzitutto al fatto che egli sapesse trasmettere al suo pubblico la convinzione che l’anatomia fosse la materia alla base della medicina e specialmente della chirurgia. In secondo luogo Panizza insegnava sempre in piedi, spesso passeggiando, con una voce alta e vibrante, con atteggiamenti a volte nuovi e bizzarri e usava come mezzo di confronto, dimostrazione e illustrazione qualsiasi oggetto dell’aula. Egli forniva anche la prova materiale delle sue spiegazioni sul cadavere fresco, perciò la gente si accorreva e si accalcava nella sua scuola come fosse un teatro. Suoi studenti e allievi furono, tra gli altri, Alfonso Giacomo Corti, Paolo Mantegazza, Cesare Lombroso, Andrea Verga, Filippo De Filippi, William Sharpey e Camillo Golgi.[9][10]

Nel 1821 Panizza pubblicò ‘Osservazioni sul fungo midollare dell’occhio e sulla depressione della cataratta’, seguite nel 1826 da un’ ‘Appendice sul fungo midollare dell’occhio’. Queste due prime produzioni ebbero una grande accoglienza e ricevettero congratulazioni da importanti professori come il prof. Rosas Di Vienna e il prof. Uccelli di Firenze.[11]

Incoraggiato dal buon esito dei suoi lavori di oculistica, nel 1830 Panizza si applicò a un’opera puramente anatomica, ‘Osservazioni antopozootomico-fisiologiche’, che tratta principalmente della struttura dei genitali maschili nell’uomo e in molti mammiferi e della comunicazione tra il sistema linfatico e quello sanguigno. Quest’opera per l’importanza degli argomenti trattati, per il modo semplice e chiaro, per la bellezza delle figure che la illustrano, ebbe un successo immenso ed assicurò a Panizza la fama di un grande anatomico, tanto che l’Accademia di Francia gli conferì il grande premio di fisiologia.[12]

Il 31 ottobre del 1832 muore il maestro di Panizza, Scarpa, motivo per cui fu posticipata di tre anni la pubblicazione di un’altra opera che si intitola ‘Sul sistema linfatico dei rettili’. In questa Panizza dimostrò per primo in Italia che il cuore dei rettili è diviso non solo in due orecchiette ma anche in due ventricoli e presenta un foro di comunicazione tra il sangue arterioso e venoso. Anche dopo la pubblicazione di quest’opera egli ricevette congratulazioni ed elogi da studiosi italiani, francesi e tedeschi, come ad esempio il fisiologo Martini, che gli scrisse “il tuo nome è già scritto nel volume dell’eternità”. Inoltre Panizza venne nominato membro dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Francia, primo corpo scientifico d’Europa.[13]

Non era ancora passato un anno che Panizza si collocò tra i più validi fisiologi del tempo, pubblicando le sue ‘Ricerche sperimentali sui nervi’, nelle quali confermò sperimentalmente l’ipotesi di Charles Bell e Francois Magendie che le radici posteriori dei nervi spinali avessero una funzione sensoriale e le radici anteriori una funzione motoria. Dimostrò anche la funzione gustatoria del nervo glossofaringeo che alcuni proposero in seguito di chiamare ‘nervo gustatorio del Panizza’.[14]

Nel 1838 Panizza venne nominato tra i primi sedici membri effettivi del nuovo I. R. Istituto Lombardo di scienze lettere ed arti, restaurato nello stesso anno per ordine dell’Imperatore austriaco Ferdinando I.[15]

All’Istituto il 21 gennaio 1841 Panizza tenne la sua prima lettura in cui parlò di “un mostro umano anencefalo che aveva vissuto diciotto ore”, rinforzando la teoria dei nervi eccitanti motori di Maarshall-Hall con esperienze proprie.

Nel 1842 pubblicò con la collaborazione del chimico De Kramer un’altra opera ‘Sull’assorbimento venoso’, che venne subito tradotta in francese e riportata nel giornale ‘L’Expérience’. Nello stesso anno Agostino Bertani, giovane medico milanese e allievo di Panizza, fonda la ‘Gazzetta Medica’ e invita Panizza a prendere il nuovo periodico sotto la sua direzione. [16]

Nel 1843 Panizza si dedica allo studio della respirazione nelle rane, ampliando e spesso contrastando le scoperte del dottor Haro, attraverso numerosi esperimenti. Successivamente Panizza pubblica sulla Gazzetta ‘Annotazioni chirurgiche sulla ghiandola parotide’, in cui mostra la difficoltà e l’incertezza della diagnosi delle malattie di questa ghiandola. Nel 1844 Panizza pubblicò un altro lavoro di anatomia comparata, ‘Sul rapporto tra i vasi sanguigni e linfatici dei rettili’, in cui semplicemente confermò quanto già detto in opere precedenti. Motivo di tale pubblicazione fu una disputa con un ex stimato collega e amico Mauro Rusconi, dissettore di animali dell’Università di Pavia. Alla fine prevalse l’affermazione di Panizza, supportata da numerosi modelli anatomici, per cui l’aorta e le sue principali diramazioni sono bagnate dalla linfa, che fu confermata da una Commissione di scienziati italiani istituita durante il sesto Congresso di Milano. Il vantaggio di questa controversia fu che il Museo di Pavia si arricchì di preziosissime preparazioni di anatomia comparata.

Microscopio e micropreparati di Panizza

Lavoro di maggiore mole ed importanza è quello pubblicato nel 1845Sulla lampreda marina’, in cui Panizza descrisse tale pesce dal punto di vista anatomico e fisiologico.[17]

Nel 1839 in Italia si tenne una serie di Congressi scientifici. Panizza partecipò come ospite a quelli di Torino, Firenze, Milano, Napoli e Genova. Nel 1847 egli pubblicò nel giornale dell’Istituto lombardo ‘Osservazioni zootomico-fisiologiche sopra i rettili’, in cui tratta della vescica dei rettili. Nel fare queste osservazioni Panizza scoprì un infusorio che chiamò ‘urceolaria Balsami’, dedicandolo ad un suo carissimo amico, che era stato suo collega in questo Istituto.[18]

Nel 1849, essendo state chiuse le scuole dell’Università di Pavia, Panizza fu costretto a dare lezioni privatamente e intanto compì un piccolo lavoro teratologico e si preparò per più importanti pubblicazioni. Il lavoro in questione, pubblicato nel 1849, si intitola ‘Descrizione di un vitello privo di occhi’.

Nel 1850 lesse all’Istituto l’opera ‘Annotazione sopra un mostro vitellino bicipite unicorporeo’, in cui tratta di un vitello avente due cervelli, prodotto di un’aberrazione per eccesso del materiale primitivo dalla testa dell’embrione.[19]

Nel 1852 Panizza tenne un’altra lettura, ‘Dei canali deferenti e delle vescicole seminali’. I trattati di anatomia comparata sulle vescichette seminali fino ad allora erano estremamente confusi, tuttavia egli riuscì a far luce sull’argomento.[20]

Nel 1855, Panizza venne dipinto (da sostenitori della Corte di Vienna) come un professore che aveva perso ogni attitudine ad insegnare, così nel 1856, davanti al tribunale della pubblica opinione, egli stampò le sue ‘Osservazioni sul nervo ottico’ per dimostrare di essere ancora sano di intelletto. Il 19 aprile 1860 Panizza lesse all’Istituto lombardo ‘Descrizione di un mostro umano doppio’, in cui confermò l’idea che l’unione avviene sempre tra parti omologhe del corpo.[21]

Nel 1861 egli rinunciò ad altre pubblicazioni per concentrarsi sull’insegnamento, infatti egli  decise di diventare professore di anatomia topografica. Nel 1864, ormai ottantenne, Panizza chiese e ottenne la ben meritata pensione. Il Governo italiano conferì a Panizza il titolo di direttore onorario del Museo anatomico. Nel 1865 egli concesse all’Archivio italiano per le malattie nervose una delle sue Memorie, che tratta del ‘nervo frenico e della bolsaggine’. L’ultima pubblicazione di Panizza riguarda ‘l’utero gravido’.[22]

Il matrimonio

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Nel 1828 Panizza sposò la figlia del suo collega e amico professor Cairoli, che diede alla luce una bambina. Alla morte della moglie nel 1829 egli decise di risposarsi, così il 3 novembre 1832 sposò la figlia del ragioniere milanese Restelli, da cui ebbe cinque figli. Anche la seconda moglie venne a mancare a trentasei anni a causa di una malattia cardiaca.[23]

La carriera politica

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Nel 1860 Panizza fu nominato senatore del Regno, interessandosi particolarmente alle questioni più importanti dell’obbligo dei chierici al servizio militare, l’abolizione della pena di morte, la soppressione dei corpi religiosi e la condanna dell’ammiraglio Persano.[24]

Tomba di Bartolomeo Panizza, Cimitero Monumentale, Pavia, Italia

La malattia e la morte

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Fu soggetto a molte malattie del sanguigno e del nervoso, soprattutto nevralgie e otiti che gli indebolirono l’udito. A causa di una terribile febbre durata oltre sei giorni, il 17 aprile 1867, Panizza morì.[25]

Lettere di condoglianze pervennero alla sua famiglia non solo da tutta Italia, ma anche dalla Francia e dalla Germania. Il professore Bussedi si incaricò dell’epigrafe da collocarsi alla porta della chiesa del Carmine. L’ospedale maggiore di Milano diede una solenne commemorazione al Panizza invitando il professor Albertini ad inaugurare il suo corso di anatomia operatoria (1867-68) in onore di Panizza. Vennero per lui erette due lapidi: una davanti la sua casa di Vicenza, per cura di alcuni medici; l’altra nel cimitero della città, per cura dei figli. Inoltre una Commissione di medici e professori decise di erigergli una statua dell’Ateneo.[26]

Onorificenze Senato

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Commendatore dell'Ordine della Corona Ferrea (Austria) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria

Altri riconoscimenti

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  • Membro onorario della Società dei naturalisti di Eidelberga
  • Membro onorario della Società Medico Chirurgica di Londra
  • Membro onorario della Società Medico Chirurgica di Budapest
  • Membro onorario della Società Medico Chirurgica di Lipsia
  • Membro onorario dell’Accademia reale di medicina del Belgio

Voci correlate

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  1. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 1-4.
  2. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardone, 1869, p. 4.
  3. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 55-56.
  4. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, p. 6.
  5. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, p. 7.
  6. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 8-12.
  7. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 12-14.
  8. ^ Biblioteca Università Campus Biomedico di Roma, su opac.unicampus.it.
  9. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 16-18.
  10. ^ Maria Carla Garbarino, Bartolomeo Panizza, Dizionario Biografico degli Italiani, su TRECCANI.
  11. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 18-19.
  12. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 20-24.
  13. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 24-27.
  14. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 28-32.
  15. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, p. 33.
  16. ^ La neofondata rivista avrebbe poi cambiato nome in "Gazzetta medica lombarda" e, in seguito, in "Gazzetta medica italiana".
  17. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 33-41.
  18. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 52-55.
  19. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 55-56.
  20. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, p. 57.
  21. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 57-60.
  22. ^ ANdrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 60-63.
  23. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, p. 73.
  24. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, p. 83.
  25. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 87-91.
  26. ^ Andrea Verga, Sulla vita e sugli scritti di Bartolomeo Panizza: relazione letta innanzi al Reale Istituto Lombardo dal dottor Andrea Verga, Milano, Bernardoni, 1869, pp. 92-93.