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Arthur Ashe

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Arthur Ashe nel 1975

Arthur Robert Ashe, Jr. (1943 – 1993), tennista statunitense.

Citazioni di Arthur Ashe

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  • [Su Wimbledon] Adesso che viaggiamo come una troupe di cani ammaestrati, venti volte il giro del mondo in un anno, è una cosa incredibile ritornare per 15 giorni in un luogo in cui tutto funziona con amore. Darei un anno di vita, magari una mano, pur di farcela [a vincere il torneo]. È un posto incredibile, un posto dove tutti dovremmo vestirci puliti, di bianco, se già non ci fosse quella regola.[1]
  • Bisogna avere sempre speranza. Io spero che, se non sono ancora possibili dei rimedi per questa malattia, se ne troveranno in futuro.[2]
  • Borg e Connors vi prendono a colpi d'ascia, Mac vi lavora con uno stiletto, e in pochi minuti buttate sangue da cento ferite.[3]
  • [Sul primo incontro con Robert Johnson] Come mi vide, dovette prendergli un colpo. Ero pelle e ossa, avevo un racchettone più lungo di me. Credette che fossi affamato, perché mi mandò subito in cucina a nutrirmi.[1]
  • [Su Roscoe Tanner] È il contrario di Mida, ogni cosa che tocca, la trasforma in uno schifo![4]
  • Fu proprio l'atteggiamento di mio padre a farmi capire che l'affrancamento di noi neri non era venuto con la fine della guerra di secessione, né con le leggi successive. Era in corso. La mia trisavola era stata venduta per una balla di tabacco, mio nonno era stato meno libero di mio papà, che era meno libero di me, ma non se ne lagnava. Io sarei stato il primo nero ammesso in uno sport di bianchi.[1]
  • Giuro che ogni volta che nello spogliatoio incontro Connors devo forzarmi per non dargli un pugno in bocca.[5]
  • I campioni sono quelli che vogliono lasciare il loro sport in condizioni migliori rispetto a quando hanno iniziato a praticarlo.[6]
  • [Nel 1992] Il prossimo vincitore di Slam di colore sarà più probabilmente una donna che un uomo... i migliori atleti di colore uomini giocano ancora a pallacanestro o si dedicano alla corsa.[7]
  • Il tennis è uno sport prevalentemente bianco e io provo che i neri lo possono fare altrettanto bene![8]
  • In tutta la sua vita, Connors è stato abituato a non fidarsi di nessuno e a non curarsi di nessuno se non di se stesso. Non ha mai voluto capire la dinamica del gioco di squadra.[9]
  • Ion è così, non è disonesto, non farebbe mai qualcosa di volutamente scorretto. Ma è stato abituato a credere che sia giusto piegare le regole per arrivare alla vittoria.[10]
  • John può cambiare le sue tattiche e il suo stile per adattarsi alla strategia dell'avversario e alla superficie del campo. Ha un'incredibile coordinazione visiva, ed è veloce, con un tremendo lavoro di gambe. Aver giocato a calcio l'ha probabilmente aiutato molto. Ma ciò che valorizza il tutto è il suo tempismo. Questo è un qualcosa con cui si nasce, ma McEnroe l'ha affinato attraverso la pratica. Il suo servizio non è certo il più incisivo, ma può cambiare velocità e angolo. Ha anche il vantaggio di essere mancino, per questo infatti i suoi servizi tagliati rimbalzano nella direzione opposta rispetto a quelli dei destrimani e li confondono.
John can change his tactics and style to adjust to his opponent's strategy and to the court surface. He has tremendous hand-eye coordination, and he's quick, with tremendous footwork. Playing soccer probably helped him a lot. What puts it all together is his timing. That's something you're born with, but McEnroe has sharpened his through practice. His serve is not the hardest, but he can change speed and angle. He also has the advantage of being lefthanded, which causes his spin serves to break in the opposite direction from righthanders and confuse them.[11]
  • L'autentico eroismo è sicuramente sobrio, privo di drammi. Non è il bisogno di superare gli altri a qualunque costo, ma il bisogno di servire gli altri a qualunque costo.[12]
True heroism is remarkably sober, very undramatic. It is not the urge to surpass all others at whatever cost, but the urge to serve others at whatever cost.[13]
  • La mia unica preoccupazione è di perdere progressivamente tutte le mie capacità come succede a quelli che soffrono di questa malattia.[2]
  • [Dopo aver vinto gli US Open] Molto divertente, il colore della mia pelle non mi farebbe entrare come socio in 7 su 8 circoli dove gioco i miei incontri.[14]
  • Ne ho abbastanza[15], a questo punto temo di perdere il controllo. Me ne vado. Preferisco perdere questa partita che il rispetto di me stesso.[16]
  • Non ho mai cercato di diventare una parte della società bianca. Bisogna dimenticare le barriere di nazionalità, di religione, di razza. Io sono americano, capitalista, ma amo il mondo.[8]
  • Non sono malato, non sono mai stato così attivo. Mi sono quasi abituato a convivere con il virus. E sono contento di me.[14]
  • Se avessi avuto la forza mentale di Laver, avrei probabilmente vinto venti titoli in più. Ma non ho il killer instinct.[17]
  • [Riferito al tennis dilettantistico] Tutti noi meritiamo degli Oscar come amatori...[18]
Citato in Ennio Caretto, Match Point con la vita, la Repubblica, 19 giugno 1993
  • Fino a che punto ho lanciato le mie crociate contro l'apartheid per liberarmi dal rimorso di non aver partecipato al movimento di Martin Luther King? Mentre il sangue dei miei fratelli neri scorreva nelle strade di Biloxi, Memphis e Birmingham, io giocavo a tennis, vestito dell'uniforme bianca immacolata, sferrando colpi eleganti sui campi levigati della California e dell'Europa.
  • [Riferito alle loro storie di conquiste sessuali] I neri americani hanno combattuto per decenni la tesi razzista secondo cui siamo primitivi... E Johnson e Chamberlain, uomini con una laurea di enorme ricchezza personale noti in tutto il mondo, hanno fatto del loro meglio per confermare lo stereotipo.
  • Io sono cresciuto in un'epoca in cui i negri non parlavano, e ho evitato per tutta la mia vita ogni scontro con la legge... ma la segregazione mi ha impresso un marchio indelebile che si cancellerà soltanto con la morte.
  • L'Aids non è stato il peso più assillante della mia esistenza, lo è stato la mia negritudine.
  • [Dichiarandosi a favore dell'istruzione sessuale nelle scuole] Non c'è spazio per il puritanesimo né la vergogna: i ragazzi sessualmente attivi o in procinto di diventarlo devono sapere a cosa vanno incontro.
  • Non ho mai usato droghe, non ho mai tradito mia moglie, non ho mai avuto rapporti omosessuali... ma non sono amaro, il mio destino non mi fa paura.
  • Non mi sono mai chiesto perché mi sia toccato l'Aids come non mi sono mai chiesto perché mi sia toccato vincere il torneo di Wimbledon: ho pensato che fosse la volontà di Dio.

Citazioni su Arthur Ashe

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Arthur Ashe e Ronald Reagan
  • Arthur divenne subito troppo bravo per l'associazione dei tennisti di colore, a 17 anni aveva già vinto il titolo senior. Per mancanza di avversari passò tra i bianchi. Era il 1961, aveva 18 anni. Il suo punto di forza era il servizio, il suo è stato un tennis essenziale nello stile e compassato nei modi. Per il suo assoluto rispetto degli avversari e delle convenzioni è stato paragonato a Bjorn Borg. Ma a differenza del grande ghiacciolo svedese non trascinava la freddezza anche fuori dal campo. Ashe ha sempre voluto costruire qualcosa. (Roberto Perrone)
  • Arthur mi ha permesso di sognare. Ora non c'è più. So che ha sofferto molto e a lungo. So che a noi tutti mancheranno la sua calma, la sua classe, il suo impegno per i diritti umani e civili. (Yannick Noah)
  • Credo però che Arthur abbia rivoluzionato il tennis internazionale: è stato il primo giocatore nero a vincere, dando una radicale svolta. Mi è stato raccontato di alcuni circoli in cui i giocatori di colore non potevano nemmeno entrare, Ashe in questo senso è stato molto importante. (Adriano Panatta)
  • Ho voluto bene ad Arthur Ashe, perché altro non si poteva fare. Un negro che difendeva i diritti suoi e dei suoi fratelli senza urlare né rompere vetrine, a bassa voce, come accadeva in altri tempi alla Camera dei Lord. Un negro che faceva massima attenzione a vestirsi di candide flanelle, e una volta che un suo sponsor lo costrinse al blu mi disse indignato che non avrebbe rinnovato il contratto. Un gentleman, e cioè un uomo di animo gentile. Proprio a lui doveva toccare una trasfusione di sangue infetto di Aids. Proprio lui doveva essere denunciato su un quotidiano da un suo corazziale che ancora scrive, senza vergogna, a pochi metri da me. L'ultima volta che l'abbracciai, Arthur, mi parve di tenermi stretto un sacco vuoto. (Gianni Clerici)

Note

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  1. a b c Citato in Gianni Clerici, Così vinse Wimbledon quel campione nero nel regno dei bianchi, la Repubblica, 9 febbraio 1993.
  2. a b Citato in La speranza di Ashe: "Resisto", la Repubblica, 2 luglio 1992.
  3. Citato in Gianni Clerici, Un tocco in più: il gioco divenne arte, Repubblica.it, 15 febbraio 2009.
  4. Citato in Gianni Clerici, Truffe, bordelli e assegni a vuoto, il rovescio del fantastico Tanner, Repubblica.it, 8 agosto 1993.
  5. Citato in Emanuela Audisio, Il grande mito di Jimbo Connors, Ubitennis.com, 28 dicembre 2009.
  6. Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, novembre 2008.
  7. Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, settembre 2008.
  8. a b Citato in Roberto Perrone, Classe e impegno, dal tennis ai diritti umani, Corriere della sera, 8 febbraio 1993.
  9. Citato in Joel Drucker, Jimmy Connors mi ha salvato la vita. Una doppia biografia, Effepi Libri, 2006, p. 309, ISBN 88-6002-005-0.
  10. Citato in Alessandro Mastroluca, Tiriac e Becker: il bianco e il nero, Ubitennis.com, 13 giugno 2012.
  11. (EN) Citato in McEnroe was McNasty on and off the court, ESPN Classic.
  12. Citato in Criminal Minds, stagione 10, episodio 14.
  13. (EN) Dal discorso di commiato alla Ohio Wesleyan University, 1991; citato nella prefazione di Handbook of Dementing Illnesses, a cura di John Morris, CRC Press, 1993. ISBN 0824788370
  14. a b Citato in Barbara Stefanelli, La partita impossibile di Ashe, Corriere della sera, 8 febbraio 1993.
  15. Durante una partita del 1975 contro Nastase al Masters di Stoccolma. Il rumeno, in svantaggio, continuava ad insultare l'americano chiamandolo "Negroni". Ad un certo punto, quando era in vantaggio 4-1 nel terzo set, Ashe, stufo ormai della cosa, decise di posare la racchetta a terra e di andarsene pronunciando proprio queste parole.
  16. Citato in Rossana Capobianco e Alessandro Mastroluca, Il fascino dei bad boys, Ubitennis.com, 20 dicembre 2010.
  17. Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, ottobre 2008.
  18. Citato in Enos Mantoani, L'Era "Closed": i "pro" ante-1968 (1), Ubitennis.com, 9 gennaio 2012.

Voci correlate

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