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Fustel de Coulanges

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Numa Denis Fustel de Coulanges

Numa Denis Fustel de Coulanges (1830 – 1889), storico francese.

La città antica

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  • La tribù, come la famiglia e la fratria, si era costituita per essere un corpo indipendente, poiché aveva un culto speciale, da cui l'estraneo era escluso. Una volta formatasi, nessuna nuova famiglia poteva più esservi ammessa. Due tribù non potevano fondersi in una sola: la loro religione vi si opponeva. Ma, come più fratrie s'erano unite in una tribù, così più tribù poterono associarsi tra loro, a condizione che fosse rispettato il culto di ciascuna. Quando questo avvenne, si ebbe la città. (La città si forma, p. 109)
  • Bisogna pensare alla grande difficoltà che trovavano le popolazioni primitive nel fondare società regolari: il legame sociale non è facile a stabilirsi fra uomini che sono così diversi, così liberi, così incostanti. Per dare loro regole comuni, per istituire il governo e fare accettare l'obbedienza, per far cedere la passione alla ragione e la ragione individuale alla ragione pubblica, ci vuole certamente qualche cosa di più forte della forza materiale, di più rispettabile dell'interesse, di più sicuro d'una teoria filosofica, di più immutabile di un patto: qualche cosa che sia in fondo a tutti i cuori e che vi domini.
    Questo qualche cosa è una credenza: non vi è nulla di più potente sull'anima. Una credenza è l'opera del nostro spirito; ma noi non siamo liberi di modificarla a piacere nostro. Essa è una nostra creazione; ma noi non lo sappiamo; è umana, e la crediamo un dio; è l'effetto della nostra potenza, ed è più forte di noi; è in noi; non ci abbandona mai; ci parla in tutti i momenti. Se essa ci dice di obbedire, obbediamo; se c'indica dei doveri, ci sottomettiamo. L'uomo può dominare, è vero, la natura, ma è soggetto al proprio pensiero. (La città si forma, pp. 112-113)
  • Cittadinanza e città non erano sinonimi presso gli antichi: la cittadinanza era l'associazione religiosa e politica delle famiglie e della tribù; la città era il luogo di riunione, il domicilio, e soprattutto il santuario dell'associazione. (La città, p. 114)
  • Una città, presso gli antichi, non si formava a poco a poco, per l'accrescersi lento del numero degli uomini e delle costruzioni: si fondava di colpo, tutta in un giorno.
    Ma bisognava che prima fosse costituita la cittadinanza, ed era l'opera più difficile, e, di solito, la più lunga. Una volta che le famiglie, le fratrie e le tribù s'erano messe d'accordo d'unirsi e d'avere uno stesso culto, subito si fondava la città perché fosse il santuario del culto comune: così la fondazione d'una città era sempre un atto religioso. (La città, pp. 114-115)
  • Niente stava più a cuore a una città che il ricordo della sua fondazione. Quando Pausania viaggiò per la Grecia, nel secondo secolo dell'èra nostra, ogni città poté dirgli il nome del fondatore con la genealogia e i principali fatti della sua vita: questo nome e questi fatti non potevano uscir di mente, perché facevano parte della religione, ed eran ricordati ogni anno nelle cerimonie sacre. (Il culto del fondatore: la leggenda d'Enea, p. 122)

Citazioni su Fustel de Coulanges

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  • Non si può che ammirare la grandiosa costruzione del Fustel de Coulanges. Alla vastità del pensiero corrispondono la precisione dei particolari e la purezza della forma. Tuttavia, oggi è impossibile accettarne tutte le conclusioni. Noi non gli rimprovereremo qui la timidezza nell'uso del metodo comparativo, non solo perché non abbiamo da ricorrere a esso, ma perché, quando apparve la Cité antique, nessuno, dopo il Montesquieu, lo aveva adoperato con tale maestria. Su altri punti è necessario stare in guardia contro la seduzione che esercita il capolavoro. Via via che passa dalla famiglia alla fràtria, alla tribù e alla Città, lo storico, sebbene lo neghi, non fa che trasportare in gruppi sempre più vasti le credenze e i costumi osservati nel gruppo primitivo; esse restano le stesse in un ambito più esteso. Con logica inflessibile, egli va dal medesimo al medesimo, collocando la famiglia al centro di una serie di circoli concentrici. Ma le società umane non si sviluppano in tale maniera: non sono figure geometriche, ma esseri viventi, che perdurano e conservano la loro identità solo in quanto si modificano profondamente. (Gustave Glotz)

Bibliografia

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  • Numa Denis Fustel de Coulanges, La città antica, La fratria e la curia; la tribù, in Città e analisi sociologica, a cura di Guido Martinotti, Marsilio editori, Padova, 1968, pp. 101-132.

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