Perché studiare Lingue moderne e Interpretariato all'Università, oggi. «L'IA non potrà mai sostituire una persona in carne e ossa: fa troppi errori»

diGiovanna Rocca*

Semmai l'Intelligenza Artificiale sta creando nuovi profili lavorativi come i post-editor che servono a revisionare le traduzioni automatiche. E  comunque le istituzioni nazionali e internazionali continuano ad assumere interpreti. Guarda quanto si guadagna

*Preside della facoltà di Interpretariato e traduzione dell'Università IULM

Lingue e culture moderne
VOTO MEDIO DI LAUREA: 102,3
ETÀ MEDIA DI LAUREA: 24,2

PERCENTUALE PER GENERE: uomini 14,8, donne 85,2
SODDISFAZIONE: 87,4 per cento

SITUAZIONE OCCUPAZIONALE A UN ANNO DALLA LAUREA TRIENNALE: proseguono con magistrale 69,2 per cento; lavorano 31,9 per cento

RETRIBUZIONE NETTA MEDIA a un anno dalla laurea triennale: 1.032 euro euro

SITUAZIONE OCCUPAZIONALE A UN ANNO DALLA MAGISTRALE: lavorano 71,1 per cento; in Lingue e letterature moderne europee e americane lavorano 66,8 per cento; in Linguistica lavorano 70,7 per cento

RETRIBUZIONE NETTA MEDIA a un anno dalla magistrale: 1.162 euro (Lingue e letterature dell'Africa e dell'Asia); 1.166 euro (Lingue e letterature moderne europee e americane); 1.221 euro (Linguistica)

(Dati Almalaurea, rapporto 2024 sui laureati del 2023)
Interpretariato e traduzione
VOTO MEDIO DI LAUREA: 102,4
ETÀ MEDIA DI LAUREA: 23,8

PERCENTUALE PER GENERE: uomini 14,6, donne 85,4
SODDISFAZIONE: 82,2 per cento

SITUAZIONE OCCUPAZIONALE A UN ANNO DALLA LAUREA TRIENNALE: proseguono con magistrale 66,8 per cento; lavorano 34,5 per cento

RETRIBUZIONE NETTA MEDIA a un anno dalla laurea triennale: 1.032 euro euro

SITUAZIONE OCCUPAZIONALE A UN ANNO DALLA MAGISTRALE: lavorano 73,8 per cento

RETRIBUZIONE NETTA MEDIA a un anno dalla magistrale: 1.243 euro

(Dati Almalaurea, rapporto 2024 sui laureati del 2023)

Ma è proprio vero, come spesso si sente dire, che studiare le lingue non serve più? Che quelle del traduttore e dell’interprete siano professioni destinate a scomparire, con l’avvento dell’intelligenza artificiale? Pochi mesi fa (aprile 2024) il Post intitolava così un articolo: La prospettiva di un mondo in cui non si studiano più le lingue straniere. Un’idea confermata dai dati ricavati da Agenzie nazionali e internazionali che registrano un calo nel numero di studenti che si avvicinano alle lingue straniere, e non solo in Italia.
La rapidità dell’avanzamento della tecnologia, la diffusione sui media di video deepfake, costruiti col ricorso all’IA per far pronunciare a persone reali discorsi in lingua diversa da quella materna, il dibattito fra accademia e grande pubblico in cui si mettono in risalto i continui progressi e le mirabolanti capacità di questi programmi informatici e se ne minimizzano le criticità, diffondono nell’immaginario collettivo, ben disposto ad accettare le novità più eclatanti, l’idea che sia inutile studiare per diventare interpreti o traduttori.
È certamente vero che le tecnologie e l’IA avranno un ruolo sempre più importante in queste professioni, ma si tratta pur sempre di strumenti utili ad attuare sinergie che, seppure ormai imprescindibili, sono state concepite per essere sfruttate a vantaggio dell’essere umano.

Come si formano, quindi, i nuovi interpreti e i nuovi traduttori? L’Università oggi ha un ruolo fondamentale rispetto a un cambiamento epocale, che non va combattuto, ma accompagnato. Per questo i nostri futuri interpreti della Laurea Magistrale in Traduzione specialistica e interpretariato di conferenza imparano a utilizzare gli strumenti di interpretazione assistita basati sull’Intelligenza Artificiale, i così detti CAI tools (Computer-Assisted Interpreting tools), integrati all’interno di una piattaforma di interpretazione simultanea da remoto. Questi strumenti, da noi sviluppati specificamente per scopi didattici in collaborazione con Converso, sono i primi nel loro genere e non solo supportano l’interprete nell’estrazione della terminologia in fase di preparazione degli incarichi, ma li accompagnano anche in tempo reale visualizzando a schermo numeri, nomi propri e terminologia specialistica o addirittura l’intera trascrizione del parlato.

Un’altra importante innovazione è costituita dal training all’interpretariato nel metaverso, avviato di recente utilizzando i visori Meta Quest 3 che offrono per esempio la possibilità di esercitarsi nella simultanea in un ambiente virtuale immersivo, o di esercitarsi nella traduzione a vista a diverse velocità di scorrimento del discorso all’interno del visore e di ottenere un riscontro immediato sulla propria performance, o di sviluppare soft skills mediante dei role play che prevedono l’interazione dell’utente a diversi livelli di competenza linguistica con gli avatar generati dall’IA, collocandosi in diversi scenari, da situazioni di conversazione spontanea fino a simulazioni di colloqui di lavoro, interviste e compravendite.

Tornando al quesito iniziale, quindi, possiamo dire che l’IA potrà, quanto meno per quello che possiamo immaginare rispetto al contesto attuale, sostituire interpreti e traduttori? Se, come si è visto, le innovazioni tecnologiche hanno profondamente trasformato le modalità di formazione dell’interprete, le prospettive di una sua sostituzione da parte dell’IA sono al momento assai limitate. Nel caso dell’interpretazione simultanea, il ruolo della tecnologia è ancora estremamente complesso in quanto la traduzione automatica del testo orale può avvenire solo attraverso diversi passaggi (speech-to-text, traduzione automatica della trascrizione, sua lettura mediante il text-to-speech), ciascuno dei quali è potenziale portatore di errori. Sembra pertanto difficile, realisticamente, una sostituzione dell’interprete con programmi automatici in un prossimo futuro, e anche in tempi successivi. Per questo, le istituzioni italiane, sovranazionali e internazionali tutt’ora continuano ad assumere interpreti come parte del proprio staff.

In quanto alla comunicazione dialogica, nei contatti interlinguistici di alto livello l’interprete ha ancora un ruolo fondamentale, per esempio nelle trattative; analogamente l’intervento dell’interprete è ancora essenziale in ambito intra-sociale, come nell’assistenza ai migranti sia nel primo contatto sia successivamente nei contesti istituzionali (uffici pubblici, servizi sanitari, tribunali, istruzione), se non altro perché per questo tipo di servizio linguistico ha un ruolo fondamentale la componente relazionale.
Per quanto riguarda la traduzione, invece, si ritiene che i programmi di traduzione automatica possano avere un ruolo più importante. È sicuro che nel campo tecnico e in minor misura in quello scientifico è probabile che sostituiscano il traduttore in gran parte del lavoro, seppur sempre con un intervento finale di post-editing da parte di un professionista. 
Ma è altrettanto sicuro che la traduzione automatica servirà almeno in parte a compensare l’enorme crescita di fabbisogni linguistici nel mondo contemporaneo. È quello che sta accadendo, per esempio, nelle istituzioni europee, dove il volume del materiale da tradurre è aumentato esponenzialmente nel tempo ed è solo grazie all’impiego di programmi di traduzione automatica che lo staff di traduttori riesce a tenere il passo con l’aumento del carico di lavoro.
Sì, perché un traduttore umano è ancora necessario. Semplicemente, il suo ruolo si è modificato. In ambito istituzionale, così come nell’attività free-lance, parte del compito è svolto dai programmi di traduzione automatica, che sono utilizzati per avviare il lavoro: nelle mani del traduttore arriva una primissima bozza che gli consente di produrre un nuovo testo, nella nuova lingua, in modo più rapido ed efficace. Per questo il concetto di post-editing è divenuto così importante e abbraccia una vasta gamma di attività, dalla sistemazione di testi tecnici tradotti in modo automatico, semplicemente finalizzata a correggere gli errori inevitabilmente commessi dal software, fino alla riorganizzazione e riscrittura di testi più complessi, dove il traduttore umano utilizza la bozza ottenuta automaticamente come base sulla quale costruire il proprio testo, anche adeguandone il registro e lo stile. In alcuni settori, invece, il traduttore difficilmente sarà in qualche misura sostituibile, soprattutto nell’ambito dei generi editoriali, là dove è indispensabile non solo la competenza linguistica, ma anche la visione biculturale, la padronanza della lingua d’arrivo a tutti i livelli, e la capacità di gestire il registro, lo stile, la suggestività di un testo.

In conclusione, non c’è dubbio che studiare le lingue serva ancora e serva ancora scegliere una formazione nell’ambito dei servizi linguistici di interpretazione e di traduzione. Ma serve anche la capacità di relazionarsi con i programmi di IA, imparando a utilizzarli e a sfruttarli per potenziare le proprie abilità professionali e rendere migliore il proprio lavoro. È essenziale prendere atto del fatto che l’avvento delle tecnologie informatiche e dell’IA ha profondamente modificato il profilo del traduttore e dell’interprete, come del resto molti altri profili professionali, cambiando radicalmente le procedure di lavoro, e creando inoltre figure professionali come quelle dei post-editors e dei transcreators che devono contare sulla medesima preparazione, ma operare con strumenti diversi e con ruoli diversi. Importante a questo riguardo è che la formazione universitaria in questo settore sia al passo con i tempi e sempre aperta all’innovazione e alla rapida evoluzione delle tecnologie e delle professionalità.

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25 luglio 2024 ( modifica il 26 luglio 2024 | 14:22)