La Prima Categoria 1912-1913 è stata la 16ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio, disputata tra il 20 ottobre 1912 e il 1º giugno 1913 e conclusa con la vittoria della Pro Vercelli, al suo quinto titolo.
All'assemblea del 31 agosto 1912 venne approvato con 27 voti contro 21 il progetto Valvassori-Faroppa, un piano di riforma che a grandi linee prevedeva:[1]
la disputa di tre gironi regionali (Piemonte, Lombardia-Liguria, Veneto-Emilia) nell'Italia settentrionale di massimo sei squadre ciascuno; le migliori di ogni girone si sarebbero qualificate alle finali Nord Italia mentre l'ultima di ogni girone sarebbe retrocessa;
l'istituzione di un torneo dell'Italia meridionale, anch'esso suddiviso in una prima fase a livello regionale e in una fase finale subnazionale tra i campioni regionali; la vincente del torneo centro-meridionale avrebbe affrontato per il titolo in finalissima i campioni del Nord.
Conseguenza di questo piano di riforma fu che, dopo sole tre stagioni sperimentali, il girone unico fu abolito, spezzato in due tronconi. Con varie argomentazioni si giustificò questa scelta. In primis c'era da due stagioni la presenza del girone orientale che, seppur di irrilevante peso sportivo, costituiva formalmente già un vulnus all'unicità del campionato. In secundis poi, oltre all'aggravio economico costituito dalla lunghezza delle trasferte, i dirigenti federali lamentavano la demotivazione che prendeva ad un certo punto le società oramai tagliate fuori, per la loro classifica, dalla corsa al titolo, con conseguenti mancate presentazioni, sconfitte a tavolino e compromissione della regolarità del torneo. Ciò che contò di più, tuttavia, furono le mire delle società minori che, nello scorporo del girone unico, vedevano l'occasione per l'aumento del numero dei partecipanti nei numerosi tornei regionali.
Altra novità fu poi, come detto, l'organizzazione di un torneo calcistico anche nella Penisola italiana, comprendente formazioni toscane, laziali e campane, al cui vincitore fu riconosciuto il privilegio di affrontare i campioni del Nord per il titolo nazionale. Era tuttavia una manifestazione ancor più raccogliticcia del girone veneto-emiliano, le cui squadre erano descritte dalla stampa come del tutto incapaci di destare preoccupazioni nei grandi club del Nord. Con questi presupposti, la finalissima nazionale era una pura finzione in un calcio che rimaneva saldamente un mondo esclusivamente limitato al Triangolo industriale. Lo sapeva bene anche la stessa Federazione, che da questo torneo meridionale null'altro cercava se non la definitiva patente di nazionalità per il campionato.
Il vincitore del torneo maggiore veniva individuato nella vincitrice del girone nazionale, composto dalle 2 squadre meglio classificate nei rispettivi gironi regionali o interregionali nei quali, di contro, il peggior club avrebbe dovuto essere retrocesso. L'organico iniziale venne completato a concorso indetto dalla FIGC.
Il vincitore del torneo centro-meridionale doveva uscire dalla sfida fra la miglior squadra del Sud e la sua corrispondente del Centro Italia. Questa seconda società doveva essere individuata fra i campioni di Toscana e gli omologhi laziali.
Il vincitore del torneo maggiore sfidava quello centro-meridionale in una finalissima nazionale.[2]
Dalle eliminatorie regionali dell'inverno del 1913, arrivarono solo conferme rispetto agli esiti del campionato precedente. Strepitoso il ruolino di marcia dei Campioni in carica vercellesi, praticamente perfetti con una difesa assolutamente imperforabile. In Lombardia gli rispose con autorevolezza ancora il Milan, che mise in riga le sue cinque avversarie. Ancora mediocri i cammini di Inter e Torino, mentre la Juventus visse una stagione difficile.[3] Le retrocessioni dei bianconeri, del Racing Libertas e del Modena non vennero concretizzate solo in conseguenza della riforma del campionato.[4]
Il girone finale si disputò tra marzo e aprile e venne vinto agevolmente dalla Pro Vercelli che si qualificò così alla finalissima contro la vincente del campionato peninsulare. Non riuscì ancora a fermare gli invincibili Leoni il Milan, che pagò pesantemente la fuga, l'estate precedente, dei fratelli Cevenini trasmigrati all'Inter a causa di contrasti con la società. Nella finalissima, disputata sul campo neutro di Genova, i Leoni bianchi vercellesi affrontarono la Lazio che aveva vinto il campionato centro-meridionale battendo in finale il Naples grazie a un gol segnato allo scadere. I biancocelesti, nonostante in un precedente incontro amichevole a Milano non avessero sfigurato contro l'Inter, non furono mai in gara. Solo nel secondo tempo, sul punteggio di 2-0 per la Pro Vercelli, la Lazio provò la rimonta con continui assalti alla porta avversaria, ma nel finale crollò subendo ben quattro reti negli ultimi dodici minuti.[5] La finalissima finì sei a zero, e i bianchi leoni vercellesi, che avevano disputato l'ultimo atto privi di ben quattro titolari, vinsero il loro quinto scudetto, il terzo consecutivo, e chiusero la stagione da imbattuti.
Il girone fu gestito direttamente dalla Federazione, che a Torino aveva sede, e venne completato da una qualificazione fra due emergenti realtà calcistiche dell'epoca.
Il girone venne gestito dal Comitato Regionale Lombardo, seppur comprendendo per motivi geografici anche le squadre liguri.[8] Anche questo girone venne completato a concorso, dando qui però attenzione all'ex Seconda Categoria.
Il girone, gestito dal Comitato Regionale Veneto in quanto all'epoca il Comitato Regionale Emiliano non aveva sufficienti squadre (3) per organizzarlo autonomamente (organizzò solo la Terza Categoria),[11] venne completato d'ufficio aggiungendo la più promettente formazione veneta di Seconda Categoria ed un intraprendente nuovo club emiliano.
Nota: il regolamento manteneva validi gli incontri già disputati nel primo girone, onde raggiungere le diciotto giornate complessive di gara del regolamento precedente. Tali incontri vengono qui sotto nuovamente riportati a puro spirito chiarificatore.
Le squadre furono individuate d'ufficio dal Comitato Regionale Toscano fra le due migliori partecipanti al campionato toscano 1911-1912, la già nota squadra della Virtus Juventusque di Livorno e il giovane club rappresentante di Pisa.
Tre squadre vennero individuate d'ufficio dal Comitato Regionale Laziale in quanto ritenute le più forti della Capitale, mentre altri tre posti furono messi a concorso per riempire la casella della retrocessa Fortitudo.
^Gara annullata dalla FIGC per posizione irregolare di un giocatore.
^1-0 a tavolino per posizione irregolare del giocatore del Novara Pensotti, la gara era terminata 1-0 per il Novara, rete Tommaselli nel secondo tempo.
^La composizione dei gironi derivò dalla semplice considerazione che, dei 10 club partecipanti al campionato maggiore di Prima Categoria dell'anno prima, 5 erano piemontesi e 5 lombardo-liguri, e fu dunque naturale mantenere questo pari rapporto di forze.
^Per impraticabilità del campo da gioco, la partita Milan-Racing Libertas in programma per domenica 2 febbraio 1913 per la 7ª giornata, viene rinviata. Il recupero viene fissato a termine girone il 2 marzo 1913. Il Milan vince sul campo 1-0 con rete messa a segno dal belga Nys. Il risultato non viene però omologato e per delibera federale viene convertito in 2-0 a favore del Milan in quanto gli avversari schierano in campo un giocatore non tesserato, tale Martinengo. ilveromilanista.it.Archiviato il 24 settembre 2008 in Internet Archive.
^Selezionata sulla base del risultato della sua fondatrice l'Associazione Studentesca nel precedente campionato di Seconda Categoria 1911-1912 in cui risultò il miglior club emiliano.
^Campione del Veneto dopo spareggio a Venezia il 2 marzo 1913: Vicenza-Hellas 2-1.
^Gara rinviata d'ufficio dalla FIGC in attesa della discussione del reclamo dell'Inter che chiedeva l'esclusione del Genoa, fu recuperata a fine girone di ritorno, vedere l'Almanacco Bemporad 1914 pag. 286.
^La partita Genoa-Hellas è oggetto di discordanza fra le fonti. In antefatto, la gara venne rinviata perché la partecipazione del Genoa era in dubbio dato il reclamo dell'Inter che protestava per la posizione irregolare di un giocatore genoano. Nel caso il reclamo fosse stato accolto dalla FIGC, il Genoa sarebbe stato escluso dal girone finale e al suo posto sarebbe subentrata l'Inter. Ma il reclamo venne respinto e la partita fu spostata al 25 maggio. La partita, secondo La Stampa del 26 maggio 1913, sarebbe finita 5-0 per il Genoa. Tuttavia fonti successive sostengono invece che la partita fu vinta per 1-0 a tavolino dall'Hellas. L'esito della sfida è incerto anche sull'Almanacco dello Sport 1914, che a pagina 289 se da una parte fornisce una classifica finale del campionato che indicherebbe una vittoria veneta, dall'altra afferma esplicitamente la vittoria rossoblu. Potrebbe essere che la partita inizialmente vinta per 5-0 dal Genoa (come attesta La Stampa) sia stata data poi vinta al Verona a tavolino dalla Presidenza Federale. Nell'incertezza, noi riportiamo l'incerto dato del successo genoano (5-0), in attesa di consultare i comunicati ufficiali della Federazione che omologano il risultato.
^Hellastory, su hellastory.net. URL consultato il 17 aprile 2009.
^La classifica coerente con la vittoria dell'Hellas per 1 a 0 è riportata da Almanacco illustrato del calcio (Modena, Panini, 1939-, ISSN 1129-3381) e da Francesco Gullo e Maurizio Mariani, Italy - Championship History 1898-1923, su rsssf.com. URL consultato il 17 aprile 2009.
^Almanacco dello Sport: la vita sportiva dell'Italia e dell'estero in tutte le Sue manifestazioni, Firenze, R. Bemporad e Figlio, 1914, p. 289. Consultabile presso Biblioteca digitale dello sportArchiviato il 28 aprile 2014 in Internet Archive.
^Le decisioni disciplinari venivano all'epoca prese durante le riunioni collegiali degli organi federali il lunedì o martedì mattina, con la successiva pubblicazione del comunicato ufficiale nel primo pomeriggio del martedì.
^Furono pubblicati dal settimanale torinese "Lo sport del popolo" (conservato dall'Archivio Storico del Comune di Torino, in Via Barbaroux).
^Le gare fra squadre già affrontatesi nelle eliminatorie sono valide per la classifica finale.
^Non disputata l'8 dicembre (rinviata) e recuperata il 29 dicembre 1912: Pisa-S.P.E.S. 1-1.